Le proteste degli antagonisti sono sempre più violente: la “rivolta sociale” è vicina

Ieri abbiamo avuto modo di constatare che basta un nulla per appiccare un incendio. Un misero fiammifero, se contornato dalle giuste sostanze, può dare vita a una gigantesca esplosione. E le proteste di ieri in 35 città italiane diverse potrebbero non essere l’acme, il punto più in alto (o in basso, fate voi) raggiunto dagli antagonisti.

Da Torino a Milano, da Napoli a Roma passando per Bologna: nella mattinata di ieri liceali e universitari (non tutti, ma sempre i soliti volti noti) si sono presi un giorno di pausa da interrogazioni, verifiche, esame e lezioni per dire no al Governo Meloni e alla sue politiche. Se la sono presi con il dl Sicurezza (probabilmente perché inasprisce le pene contro le occupazioni abusive), con la gestione della scuola e con l’approccio al “merito”, questo sconosciuto. E lo hanno fatto scontrandosi con la Polizia, mandando decine di agenti in ospedali, feriti dalle botte e dalle esalazioni dei lacrimogeni lanciati verso di loro. Hanno dato fuoco a fantocci ritraenti il ministro Valditara, quello che doveva essere colpito “come la Morte Nera”. E il prof Christian Raimo, che pronunciò quella frase, si è pure lamentato per la sospensione dall’insegnamento.

Da sinistra poche e fredde condanne

Basta un nulla per appiccare l’incendio. Poche parole e nessuna condanna davanti agli eccessi, che già si erano manifestati in un crescendo che sembra ormai inesorabile. I pro-Pal iniziarono a manifestare a favore del popolo palestinese, poi hanno cominciato a occupare le università e a scontrarsi con la Polizia, per finire a osannare il terrorismo islamico, a fare minuti di silenzio per i terroristi uccisi, a esporre le bandiere di Hamas e di Hezbollah. Il climax è sotto gli occhi di tutti ed è difficile non comprendere la grande potenzialità di questo fenomeno, una potenzialità distruttiva di tutte le normali regole del nostro ordinamento. Il 5 ottobre i pro-Pal manifestarono infischiandosene del parere negativo non solo del governo, ma anche della questura e del Tar del Lazio. E anche in quel caso finì malissimo: in migliaia in piazza per onorare il 7 ottobre del 2023 e l’attacco di Hamas ai civili israeliani.

È forse l’inizio della “rivolta sociale”, secondo le parole gravemente pronunciate e ancor più gravemente rivendicate dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Fu l’appello ai lavoratori per indire lo sciopero del prossimo 29 novembre a cui, a quanto pare, hanno aderito anche gli antagonisti: lo hanno fatto con comunicati dai toni tutt’altro che pacifici, senza ricevere condanna, ancora una volta, dalla sinistra. Quella data si sta avvicinando e i fatti impongono una riflessione: più passa il tempo e più metodi e toni si inaspriscono, si fanno duri e violenti contro ogni forma di autorità. Questa volta alcuni antagonisti, oltre che con gli esponenti del governo e con Giorgia Meloni, il cui volto cartonato viene periodicamente bruciato o insanguinato ogniqualvolta si sente la necessità di farlo, se la sono presi anche con esponenti di sinistra. Elly Schlein, che sembrava essersi rinchiusa di nuovo nel suo consueto letargo, ha miracolosamente parlato: “La violenza è intollerabile, così come la strumentalizzazione politica della violenza che non dovrebbe fare nessuno, in particolare modo chi ha responsabilità di governo”. Parole che sanno, a loro volta, di strumentalizzazione. Come sempre poca condanna e indegno gioco delle responsabilità. In ballo c’è il quieto vivere democratico, quello che i democratici fanno finta di non capire.

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