Le ragioni dietro l’arresto di Pavel Durov, ideatore di Telegram

Il CEO della nota applicazione messaggistica Telegram, sembra essere finito nei guai dopo il suo atterraggio in data di ieri a Le Bourget, aeroporto parigino. Il suo nome è Pavel Durov e adesso dovrà rispondere di alcuni reati come: truffe, narcotraffico, illeciti contro i minori, riciclaggio e persino terrorismo. Tutto questo a causa della mancata collaborazione con le forze dell’ordine nel monitoraggio delle attività che usualmente si svolgono all’interno di questa applicazione. Forse al fondatore del progetto dev’essere sfuggito qualcosa sulla sicurezza interna. L’inchiesta che lo circonda è decisamente spaventosa ed enigmatica, ma c’è la possibilità che quest’ultima si riveli anche una spina nel fianco per l’intera Federazione russa.

Durov possiede la doppia cittadinanza franco-russa: infatti, dopo il suo arresto, è intervenuta  la Portavoce del Ministero degli esteri Maria Zakaharova. L’incaricata si è chiesta se la comunità internazionale spingerà per il rilascio oppure deciderà di restare in silenzio davanti al provvedimento. L’intervento è piuttosto strano, perché mai la Russia dovrebbe già parlare di rilascio se dall’altra parte c’è chi sta indagando su azioni illegali? Forse la Federazione russa sta cercando un modo per mettere in difficoltà un paese europeo dopo la mancata richiesta di collaborazione sul caso. Il Parlamentare russo Vladislav Davankov ha chiesto al Ministro degli esteri Lavrov di intervenire sul caso, poiché secondo lui dietro questo genere di arresto ci sarebbero in realtà motivazioni politiche. La stessa Zakharova ha inoltre ammesso che molti paesi avrebbero lamentato le modalità con cui ha operato nel tempo la stessa applicazione, sebbene Pavel Durov sia rimasto comunque libero in quei momenti. 

Non è neanche chiaro il motivo per cui lo stesso Durov abbia deciso di tornare in un paese europeo, conoscendo le perplessità che il settore politico e giudiziario nutre ormai da tempo nei suoi confronti. Il suo ritorno in Europa dopo molto tempo deve essere stato dettato da esigenze personali importanti, soprattutto perché sembra assurdo che costui non sapesse delle indagini in corso sulla sua persona. Certo, l’amministratore delegato di Telegram può vantare la doppia cittadinanza e quindi potrebbe aver pensato di potersi appellare anche alla giurisdizione russa per evitare la cattura. Non a caso, la Russia si è subito adoperata per lavorare sull’accaduto, nonostante i delegati dell’imprenditore non abbiano paventato alcuna richiesta in particolare.

Stando a quanto affermato dal Capo del centro per la lotta alla disinformazione ucraino, Andriy Kovalenko, la Russia teme che con l’arresto di Pavel Durov, l’unico sistema messaggistico online possa essere compromesso dal controllo occidentale. Da qui si spiegherebbe il forte interesse russo per la questione, anche se le ragioni potrebbero essere molteplici e legati ad altre eventualità. Secondo Kovalenko, nei prossimi mesi la Russia potrebbe essere accusata del traffico di stupefacenti in Europa o addirittura potrebbero crollare le coperture degli agenti russi presenti sul territorio occidentale fino a questo momento. Da poco – secondo quanto attestato dal funzionario ucraino – Durov e Putin si sarebbero dovuti incontrare a Baku alcuni giorni fa, ma l’appuntamento alla fine non si è mai verificato, a causa di un rifiuto.

L’Ambasciata russa a Parigi sta attualmente chiedendo la collaborazione del Governo francese e le spiegazioni per cui quest’ultima non sia stata confermata fino a questo momento: probabilmente la Francia teme che un inserimento eurasiatico nel filone delle indagini possa comprometterle e quindi danneggiare tutto il lavoro svolto fino a questo momento.

Ieri si è poi verificato il singolare intervento di Elon Musk sulla vicenda, scrivendo su X che in Europa sia possibile essere arrestati per un meme, per poi pubblicare un’intervista dello stesso Pavel Durov con il giornalista canadese Tucker Carlson, il quale all’inizio del 2024 aveva già intervistato il Presidente russo Vladimir Putin. Non è mancato l’hashtag #FreePavel e tantomeno un commento sarcastico sulla vicenda in un altro tweet “Libertè, Libertè! Libertè?” per schernire il sistema giudiziario francese con buonissime probabilità.

Molti sono i punti interrogatvi che avvolgono questa vicenda, forse nei prossimi tempi riusciremo ad avere nuove informazioni  a riguardo e magari assisteremo allo scoperchiamento di un altro Vaso di Pandora.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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