Oggi come ampiamente annunciato si svolgerà la manifestazione nazionale della Cgil a Roma raccontata come “lotta ai fascismi” ma palesemente propagandistica dal momento che vedrà sfilare una sinistra che si presenterà ben allineata al corteo, violando spudoratamente il silenzio elettorale prima del voto.
Landini “intervistato da TPI rilancia la mobilitazione usando queste parole “La nostra piazza più forte di loro. Manifestiamo anche per il lavoro. È ora di spiegare alle persone che non verranno lasciate sole”.
Un po’ tardi caro Landini, perché Lei sa benissimo, al netto di tutte le strumentalizzazioni a voi funzionali per prendervi Roma, che i lavoratori li avete sempre lasciati da soli, e al netto dell’assalto alla sede da parte dei fascisti di Forza Nuova, (atto da condannare fermamente) la protesta del 10 ottobre ha visto prevalentemente la partecipazione di un corteo di lavoratori che non si sentono rappresentati dal sindacato (e forse aggiungo io, non ci sono mai sentiti).
Ma voi siete riusciti nuovamente a rigirare la frittata gridando al fascismo, avvelenando i pozzi e scaricando tutto su una non meglio specificata orda fascista, ignorando, o facendo finta di ignorare l’identità di quella piazza, perché nonostante lo “sporco” lavoro fatto dalla stampa che ha usato la presenza di questi personaggi per rappresentare l’intera piazza come un covo di estremisti, Lei sa benissimo che non è vero e lo dimostrano non solo le immagini della piazza ma dati oggettivi: Forza Nuova ha una misera capacità di mobilitazione, poche decine di unità, come testimonia ogni corteo da loro organizzato.
Nel frattempo però continua ad ignorare volutamente che ci sono dei dati oggettivi, che nessun vostro corteo potrà far dimenticare:
dalla giornata di ieri (15 ottobre) circa 4 milioni di lavoratori, pur non avendo violato nessuna disposizione di legge (dal momento che hanno scelto di non fare un vaccino che non è obbligatorio) avranno due scelte:
o spendere circa 200 euro/mese in tamponi oppure rimanere a casa dal lavoro senza stipendio né contributi previdenziali. Una norma così severa sul green pass è presente solo in Italia e Grecia, in tutti gli altri paesi europei non esiste l’obbligatorietà di mostrare il passaporto sanitario per recarsi al posto di lavoro.
Quattro milioni di cittadini saranno discriminati sul luogo di lavoro. Quale altro tema più di questo dovrebbe essere in cima alla sua agenda, in cima all’agenda di una organizzazione il cui compito è proprio quello di tutelare gli interessi dei lavoratori? Eppure le mobilitazioni dal basso degli operai non sono mancate, come quella di ieri dei portuali di Trieste che in modo compatto, vaccinati e non, hanno deciso di protestare ad oltranza giudicando il green pass non una misura sanitaria, ma di discriminazione e di ricatto che punta, tra l’altro anche a dividere i lavoratori.
Tornando all’episodio dell’assalto alla vostra sede, Castellino, uno degli arrestati, ha parlato senza mezzi termini e senza timore di essere smentito, di una mediazione tra quella frangia estrema di manifestanti e la DIGOS. “Portateci da Landini o andiamo noi a prendercelo”. Rimane da chiarire se la Digos abbia informato o meno Landini su quella visita non attesa.
Perché se non fosse stato avvisato sarebbe di una gravità assoluta e ne dovrebbe rispondere il ministro in prima persona, visto che l’ordine pubblico è di sua competenza e non prevenirlo rappresenta una imperdonabile mancanza per chi rappresenta il Paese. Ma se il segretario Cgil è stato invece informato ed è stato consentito ugualmente tutto ciò, allora più di un dubbio è lecito porselo. A chi ha davvero giovato tutto ciò?
Nell’ipotesi che non fosse stato avvertito allora avrebbe dovuto essere il primo a chiedere subito, le dimissioni del ministro Lamorgese.
Invece non lo ha fatto, forse perché troppo impegnato ad organizzare la manifestazione di oggi. Siamo sicuri che i suoi iscritti apprezzeranno molto se tra una vulgata e l’altra sul pericolo fascista trovasse qualche minuto per almeno un breve riferimento ai diritti negati ai milioni di lavoratori con l’entrata in vigore del Green pass o per parlare delle ennesime morti sul lavoro, una vera e propria carneficina che non tende ad arrestarsi.
Ma capisco bene che oggi la necessità principale sia quella di puntare tutto sul mantra “fascismo”.
Puntualmente, ad ogni campagna elettorale, torna la minaccia fascista. Puntualmente, al termine di ogni tornata elettorale, la minaccia fascista svanisce.
Coincidenze, ovviamente.