Quel che si è visto ieri prima del Gran Premio d’Austria è un atto di coraggio e ribellione. Non potrebbe essere definito altrimenti il gesto del giovane monegasco Charles Leclerc, pilota della Ferrari, che ha rifiutato di inginocchiarsi in ossequio alla dittatura del pensiero unico politicamente corretto.
A seguito del gesto, molto criticato dai benpensanti che, sull’etere, lo hanno etichettato come razzista, è arrivata la sua spiegazione: contro il razzismo contano i gesti del quotidiano, non questa, robaccia di propaganda.
Perchè è così, solamente propaganda da quattro soldi, un hashtag e il vuoto pneumatico del pensiero: dietro il #blacklivesmatter si nasconde un disegno preciso dell’ideologia liberalprogressista statunitense in vista delle presidenziali che si terranno tra pochi mesi oltreoceano.
Un disegno infarcito di quella che è la più grande delle malattie dei nostri tempi: l’ipocrisia. Un’ipocrisia che è centrale in ogni evento che ha accompagnato la narrativa della sinistra mondial – globalista dell’ultimo anno. Il “rivoluzionario antisistema” è talmente imbevuto di questa narrativa da non rendersi conto di essere l’utile idiota al servizio di grandi burattinai.
Ed è così che in autunno abbiamo avuto i #gretini, convinti della funzione salvifica di una bambina assolutamente non guidata da nessuno; in inverno abbiamo avuto le Sardine ed il loro #BolognaNonSiLega, guidate da un leader incapace di articolare pensieri compiuti; in primavera abbiamo avuto le #BimbeDiConte, esseri semisenzienti per cui la parola di Giuseppi era mantra.
Questa estate la ricorderemo per i #BLM, occidentali ingenui che, in un impeto di automortificazione e di condanna della propria storia e identità, sono arrivati a ritenere che il loro inginocchiarsi avrebbe cambiato il sistema, che l’abbattimento delle statue avrebbe risolto i problemi del mondo, che oggi esiste un #whiteprivilege e che vi è un unico nemico della razza umana.
L’uomo bianco, colpevole di tutti i mali della storia, se eterosessuale ancor meglio.
Ed è così che, in nome del politicamente corretto, chi sostiene che #blacklivesmatter dovrebbe essere cambiato in #alllivesmatter viene tacciato di razzismo, chi sostiene ordine e decoro cittadino contro l’abbruttimento e decapitazione delle statue viene tacciato di colpevolezza storica, chi si schiera con le forze dell’ordine viene tacciato di essere servo del potere, chi tutela l’immagine del Cristo nei confronti delle dissacranti imitazioni nei gaypride viene tacciato di bigottismo.
Di fronte a tutto questo scadimento della morale, a questo relativismo etico debordante, a questo svilimento della storia e del pensiero occidentale, gesti come quello di Leclerc e della giovane calciatrice americana Leshnak Murphy non sono di poco conto. Sono, invece, veri e propri monumenti alla dignità umana, di quell’umanità occidentale che non rinnega se stessa per compiacere qualcuno.
Perchè non è un vuoto gesto esteriore che eleverà l’umanità, ma a farlo saranno gli intimi valori che muovono ogni singolo individuo. Ed ognuno di noi deve essere libero, nella propria vita di ogni giorno, di combattere il razzismo con i piccoli gesti quotidiani.
Rivendicando, con altrettanta libertà dello spirito, il diritto di sostenere che ci si inginocchia solo di fronte a Dio e alla bandiera e che #blacklivesmatter è ciò che sembra: una emerita stronzata.
Bell’articolo! Bravo!