Lo ha spiegato e ribadito Giorgia Meloni: la riduzione dei parlamentari appena votata in seconda lettura è solo un punto di partenza. Che non può rimanere tale. Per questo motivo Fratelli d’Italia ha già pronto il combinato disposto chiamato a portare a compimento la riforma organica necessaria per modernizzare e rafforzare le istituzioni italiane: l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
Per questo motivo domani i parlamentari di FdI saranno in Cassazione per depositare la proposta di legge di iniziativa popolare chiamata introdurre il presidenzialismo, uno dei contrafforti programmatici storici della destra italiana. La campagna – che ha come obiettivo la raccolta delle 50mila firme necessarie ad avviare l’iter del provvedimento («confidiamo di raggiungere questo obiettivo in pochi giorni», questa l’intenzione del partito sovranista) -, dopo il voto favorevole di Fratelli d’Italia al taglio del numero dei parlamentari, «è la nostra risposta al “no” della maggioranza gialloverde prima e rossogialla dopo ai nostri emendamenti per introdurre in Costituzione il presidenzialismo: vogliamo che siano i cittadini a scegliere». È questo, del resto, lo slogan scelto da Meloni per accompagnare la consegna della proposta: «Se si vuole far contare i cittadini il prossimo Capo dello Stato non sia votato nel Palazzo ma sia scelto dagli italiani».
Una proposta, questa che innesta nell’asfittico dibattito italiano il tema della democrazia decidente, che fortunatamente è lievitato ben oltre il perimetro della destra contagiando negli anni gli alleati di Forza Italia e – da oggi – pure da Lega di Matteo Salvini. È notizia di queste ore, infatti, che anche il Carroccio domani presenterà, proprio qualche ora di FdI, le sue proposte di iniziativa popolare tra cui quella sull’elezione diretta del capo dello Stato.
Un “benvenuto” alla Lega, anche da questo punto di vista, che finalmente ha scelto di riposizionare il vecchio Carroccio indipendentista e federalista (con venature anti-romane e un’idiosincrasia congenita verso il rafforzamento dell’esecutivo) finalmente su un binario sul quale si pesa “l’efficienza” reale della sovranismo. Un benvenuto dopo alcune uscite recenti sgrammaticate e contraddittorie del partito di Salvini, dato che la Lega durante l’esperienza gialloverde ha più volte rigettato proprio gli emendamenti di FdI che intendevano introdurre l’elezione del presidente della Repubblica all’interno della riforma sul taglio dei parlamentari.
Meglio tardi che mai, insomma. Del resto, come spiegava proprio Giorgio Almirante, «quando vedi la tua verità fiorire sulle labbra del tuo nemico, devi gioire, perché questo è il segno della vittoria». La Lega, questo è un fatto storico, fino a non troppo tempo fa è stata nemica dell’unità nazionale e refrattaria all’idea di un esecutivo in grado di decidere in un contesto di rafforzamento dell’autonomia sì ma senza “differenze”. Adesso, seguendo la traccia di Fratelli d’Italia vi è la possibilità di innervare la proposta di governo del destra-centro con la riforma fondamentale per modernizzare l’Italia e rendere la nostra democrazia impermeabile agli inciuci di qualsiasi colore. Ben venga il contributo di tutte le forze della coalizione, dunque. Significa che la lezione sul presidenzialismo, tenuta in tutti i contesti dalla destra italiana, è servita a raddrizzare le opinioni e i piccoli egoismi territoriali in nome di un dispositivo ordinatore: la nazione, la sua forza, il suo modello sociale dentro il quale solo possono esistere equità, sviluppo e libertà.