Il dibattito politico odierno è stato ancora una volta dirottato in polemica a causa di una sinistra che, dopo anni di egemonia non pienamente legittimata, fatica ad accettare il ruolo che gli elettori italiani hanno scelto di relegarle: quello di minoranza parlamentare. Le polemiche oggi riguardano la nomina a direttore generale del Teatro di Roma di Luca De Fusco, arrivata dal voto favorevole del Consiglio di amministrazione della Fondazione. E proprio sulla votazione ha avuto da ridire la sinistra: secondo Francesco Siciliano, presidente del Teatro Stabile, e Natalia Di Iorio, consigliere del Comune di Roma, l’elezione di De Fusco è da ritenersi invalida. Una polemica strumentale, a cui si sono aggiunti altri rappresentanti della sinistra: dall’assessore romano alla Cultura Miguel Gotor e al leader del PD Elly Schlein, tutti per invocare un presunto tentativo di occupazione della cultura da parte del governo e della destra. Anche un esercito di attori dichiaratamente di sinistra si è fatto vivo e ha alzato la voce in merito all’accaduto.
È giunta tuttavia proprio dal Teatro la conferma della validità della nomina: “Il Cda della Fondazione Teatro di Roma nella seduta in data odierna – ha scritto ieri in una nota – alla presenza del Collegio dei revisori dei conti ha deliberato, con il voto unanime dei consiglieri presenti, la nomina di Luca De Fusco a direttore generale della Fondazione per un quinquennio. Con la nomina di De Fusco – prosegue la nota – si apre una nuova stagione per il Teatro nazionale della Capitale nel cui alveo i teatri Argentina, India, Torlonia e, dalla fine di quest’anno, il Valle, tornano finalmente alla gestione ordinaria dopo il lungo periodo di commissariamento disposto dal ministero della Cultura”. Un commissariamento dovuto dalla cattiva gestione del Teatro sostenuta anche dal PD che ha rischiato di mettere sul lastrico le sorti di uno storico presidio della cultura romana e italiana. Arrivano intanto le felicitazioni dalle cariche istituzionali: “Auguri a De Fusco, il cui curriculum – fa sapere l’assessore regionale alla Cultura Laura Baldassarre – è la miglior garanzia per questa istituzione affinché si possa lavorare all’altezza delle ambizioni di una caput mundi anche del teatro”. Napoletano di nascita, in effetti De Fusco può contare su una profonda esperienza nel settore, essendo stato direttore già di altri teatri, come quello di Napoli, in città tra l’altro governate dal centrosinistra. Elemento, questo, che aiuta a confutare le tesi delle opposizioni. “Il Cda – ha incalzato su Rete 4 il ministro della Cultura Sangiuliano – ha scelto il profilo che ha ritenuto più meritorio e più aderente a quel che si richiedeva”. Ha poi aggiunto, punzecchiando la sinistra: “Dobbiamo consentire a chi non fa parte dei circoletti romani di esprimersi nelle istituzioni culturali”.
Forse è proprio questo il problema: la sinistra non riesce ancora ad accettare il suo ruolo di minoranza affidatole dal mandato elettorale, non riesce a vedere incenerirsi la sua egemonia culturale che, in dieci e più anni di governo, era riuscita a costruirsi a scapito delle allora minoranze, che pure non obiettavano il loro ruolo. Ma ora, da parte del governo, non c’è alcuna voglia di vendetta: l’obiettivo è ristabilire, come democrazia richiede, una corretta ed equa pluralità di voci. Lo ha spiegato bene Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura alla Camera: “Non c’è voglia di rivalsa – ha detto – sono di idee liberali per formazione e quindi aperto al dialogo, e non ci penso proprio a sostituire un’egemonia culturale con un’altra. Credo nel pluralismo, i campioni del pensiero unico sono a sinistra”. La voglia di potere della sinistra è stato così forte che, invece di mollare la presa, si è tentato piuttosto di bloccare i processi decisionali, come accaduto per il nuovo direttore del Teatro di Roma: l’assenza di Siciliano e di Di Iorio alla votazione è il chiaro esempio di come l’amministrazione capitolina, impossibilitata numericamente a proporre un nome caro alla sinistra, abbia provato a ritardare ancora la nomina, a rischio peraltro che andassero perduti i fondi ministeriali senza i quali sarebbe stato possibile raggiungere il pareggio di bilancio.
Ha parlato della questione anche Giorgia Meloni che ha chiarito alcuni punti: “Io non ho nominato nessuno – ha detto a Quarta Repubblica su Rete 4 – c’è un Cda che per legge nomina il direttore del Teatro di Roma”. Meloni ha speso parole positive per De Fusco (“Ha, da quello che apprendo, un curriculum di ferro sul piano culturale della competenza”) e non ha esitato a lanciare una pesante stoccata alle critiche delle opposizioni, mettendo di fatto la parola fine alla questione: “Non ha tessere di partito, non ha la tessera di Fratelli d’Italia, ma lo scandalo è che non ha la tessera del PD. Quel tempo è finito, nei posti ci vanno le persone che hanno le competenze, non serve più – ha aggiunto infine – avere la tessera del Partito Democratico”.