Legittima Difesa: le barricate dell’Associazione Nazionale Magistrati

di A.M.

Quella sulla legittima difesa è una storica battaglia di Fratelli d’Italia che già nella XVII legislatura aveva presentato una proposta di legge in materia, ripresentata poi nell’attuale XVIII legislatura al Senato. Probabilmente grazie a tutto ciò, e anche alla volontà degli italiani di ottenere in materia cambiamenti significativi che dessero sostegno e protezione alle vittime piuttosto che ai delinquenti, il governo ha deciso di muoversi nella direzione indicata anche dal partito di Giorgia Meloni.
Ma proprio ora che le cose sembrano aver preso la giusta piega, ecco spuntare il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, sindacato delle toghe storicamente orientato a sinistra, Francesco Minisci che, nel suo intervento al comitato direttivo centrale, dichiara: “Non avevamo bisogno del nuovo disegno di legge sulla legittima difesa”. Da sempre noi italiani ci sentiamo ripetere che i magistrati non dipendono da nessuno, che così deve essere affinché assicurino la loro imparzialità, e il discorso in sé non fa una piega. Ma se i magistrati tramite i loro rappresentati sindacali prendono nette posizioni politiche, come bisogna comportarsi? E’ un po’ come pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca, cioè un organo dello Stato che non risponde a nessuno se non a se stesso, ma che si arroga di avere anche voce in capitolo nel merito di quello a cui sono preposti altri poteri dello Stato.
Vediamo ancora. Sempre Minisci dice: “Non si può prescindere dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa e dalla valutazione, caso per caso, del giudice: se un soggetto minaccia di schiaffeggiarmi o di sottrarmi un bene, io non posso reagire sparandogli; se, da fuori casa, vedo un tizio che si arrampica sul mio balcone, non posso essere autorizzato a sparargli”. E di seguito: “Riguardo a un’eventuale liberalizzazione della vendita di armi, siamo contrari. La legge regolamenta già in maniera adeguata tutte le ipotesi di legittima difesa. Se approvata, rischierebbe addirittura di legittimare reati gravissimi, fino all’omicidio.”
A questo punto si può essere d’accordo o meno con Minisci, ma non è questo il problema. Il problema nasce nel momento in cui i magistrati, che dalla mattina alla sera rivendicano la loro totale autonomia e la prendono malissimo quando qualcuno sia pur vagamente sembra volerla limitare, effettuino una vera e propria invasione nel campo dell’esecutivo. Qualcuno dirà: “Ma allora i cittadini magistrati non hanno il diritto di avere un’opinione?” Certo, ma non devono entrare nel contraddittorio dimostrando così di essere tutto meno che “super partes”. E se non sono tali, come può un qualsiasi italiano fidarsi del loro giudizio?
Non è chiaro. E’ invece chiaro che i magistrati vogliono essere autonomi, non vogliono che nessuno abbia su di loro il minimo potere, vogliono auto giudicarsi, avere carriere non separate e stabilite da loro stessi, poter decidere se andare o non andare in ufficio senza che nessuno, se non un altro di loro, possa controllarli, e via di questo passo ma, in più, vogliono anche decidere come debbano e se debbano essere scritte le leggi che poi decideranno sempre loro, grazie alla “discrezionalità”, come interpretare. E allora, non viene spontaneo chiedersi se pretendano un po’ troppo? Apriti cielo… già sappiamo che questa semplice domanda sarà considerata scandalosa, esattamente però come sono state giudicate scandalose dagli italiani certe sentenze che andavano tutte in favore dei delinquenti. Che addirittura, in molti casi, prevedevano il pagamento di risarcimenti a favore di chi il reato lo aveva commesso.
Ormai, la questione è diventata complicata. La posizione sempre più politicizzata di una grossa parte della magistratura, ha fatto perdere a molti italiani la fiducia per quell’istituzione che più di tutte, per sua stessa natura, dovrebbe goderne, e non si vede un cambio di rotta da parte dei signori togati, che continuano imperterriti a pretendere non solo di applicare la legge in perfetta autonomia, come è giusto che sia, ma anche di farsele queste leggi, in base alle loro convinzioni, tendenze o idee. E poi magari offendersi pure se vengono definiti una casta…

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Redazione
Redazione
La Redazione de La Voce del Patriota

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Leggi anche

Articoli correlati