A riaprire la questione Superbonus è stata la recente scoperta, grazie al lavoro della Guarda di Finanza, di una maxi truffa sui crediti d’imposta a Milano. L’ammontare era di circa 284 milioni destinati a 14 mila ristrutturazioni, delle quali – si è addirittura scoperto – esistono soltanto 85 immobili comunque estranei ai lavori. Una maxi frode ai danni dello Stato che si aggiunge ai tanti disastri provocati dal Superbonus: si calcolano infatti in miliardi, ad esempio, i crediti d’imposta irregolari e fasulli scoperti finora.
Il peso del Superbonus si fa sentire sulle casse dello Stato e sulle future leggi di Bilancio: è stimato che i suoi 100 miliardi di voragine andranno a gravare da qui a quattro anni come un macigno calcolabile come l’1% del Pil. Secondo il ministro dell’Economia Giorgetti (e secondo i numeri), senza Superbonus l’Italia sarebbe stata capace di ridurre il debito pubblico dell’1%. Come detto, un macigno. E allora la questione si inasprisce, perché se da un lato il Superbonus ha avuto il pregio di dare respiro al settore edile in un momento complesso, ha reso complicata dall’altro qualsiasi possibile iniziativa – all’epoca dei fatti e soprattutto futura – di sostegno alle fasce più basse. Da qui, la proposta di Fratelli d’Italia di istituire, come dichiarato, tra gli altri, dall’onorevole Filini, una commissione d’inchiesta sul Superbonus, proprio per fare luce sulle motivazioni che hanno portato il governo Conte bis ad adottare una riforma così scellerata.
“Siamo stati la locomotiva d’Europa”, aveva dichiarato poche settimane fa Conte in relazione al periodo 2021/2022, mentendo spudoratamente anche sui dati riguardo l’occupazione creata dal Superbonus – per Conte un milione di posti di lavoro – e riguardo la crescita, attestata a meno del 10% del totale contro il 40% spiattellato da Conte. Fatica così a reggere la teoria della “Ferrari” lasciata, a detta dell’ex premier, nelle mani dell’attuale governo Meloni, che si trova e si troverà a fare i conti ancora con i disastri provocati dal Superbonus: basti pensare che è da ultimare ancora un quarto dei lavori iniziati, per un valore che si aggira, secondo l’Ance, intorno ai 13 miliardi.
Da qui dunque l’esigenza di una commissione d’inchiesta, per appunto “fare – secondo Filini – definitivamente chiarezza ed affinché emergano le responsabilità sul più grande scandalo della stagione di governo giallo-rosso”.
Lo so che sono cattivo, ma io su quella “FERRARI” metterei al volante il sig. Giuseppi, sabotterei il circuitp frenante e lo farei materialmente schiantare ai 300 km/h contro un muro di cemento armato eretto con il suo 110%. Poi andrei a raccogliere ciò che resta del ‘nobile Conte’. Sono cattivo perché stufo delle fregnacce che questo personaggio continua a raccontare nella ‘S’peranza (pure lui) che qualcuno ancora gli creda.