L’eroe di Vergarolla: storia del dottor Geppino Micheletti

Nel corso della commemorazione del Giorno del Ricordo che si è svolta ieri al Quirinale, tra gli altri che rappresentano un simbolo della sofferenza e del coraggio di quanti hanno subito le conseguenze della violenza anti-italiana nelle terre del nostro confine orientale c’è un nome che spicca come un faro. E’ quello di Geppino Micheletti, il medico di Vergarolla. 

La sua, anche se l’oblio che ha ricoperto quelle pagine della storia d’Italia ha in parte riguardato anche lui (nella città dell’Italia centrale in cui si è trasferito dopo l’esodo all’ufficio informazioni turistiche non sanno chi sia), è una storia che merita di essere raccontata e presa ad esempio per l’incredibile forza d’animo che trasmette.

Nel periodo dell’occupazione titina il dottor Micheletti, chirurgo nell’ospedale di Pola, è testimone del dramma della sua martoriata terra e fa quel che può come medico, dedicandosi con abnegazione ed umanità ai suoi pazienti. Anche se l’esito del destino di Istria, Venezia Giulia e di Pola sembra segnato (si prospetta l’annessione alla Jugoslavia), la gente cerca per quanto possibile di fare la sua vita. Ed è così che in molti, il 18 agosto 1946, si recano sulla spiaggia di Vergarolla per assistere alle gare di nuoto promosse dalla società sportiva polesana Pietas Julia. Tra i tanti presenti, che volevano non solo sfuggire all’afa estiva ma anche manifestare patriottismo e italianità, c’è la gran parte della famiglia di Geppino: i suoi due figli piccoli, una nipotina e i genitori di lei. La moglie Jolanda è a casa e lui in ospedale, essendo di turno. Poco dopo le 14 una potentissima esplosione scuote l’aria: sono le mine di profondità presenti sulla spiaggia di Vergarolla, ritenute innocue in quanto disinnescate. Qualcuno però le ha in segreto riattivate: molto probabilmente sono stati i titini, che volevano indurre gli italiani ad abbandonare Pola.

Il dottor Micheletti ha paura, perché sa che i suoi bambini erano lì. Ma non smette di dedicare, pur con il terrore nel cuore, tutta la sua attenzione ai feriti che, sempre più numerosi, continuano ad arrivare. Le sue speranze si infrangono quando, in ospedale, scopre tra gli altri il corpo di Carlo, il figlio maggiore. E’ una delle vittime di quella che si rivela una terribile strage: 64 le salme identificate, ma il numero dei morti è più alto: si parla di una cifra variabile tra le 70 e le 114 vittime. Il numero non è stato possibile determinarlo con certezza perché molti corpi sono stati completamente disintegrati dall’esplosione. Tra loro anche quello del piccolo Renzo, l’altro figlio di Micheletti, del quale viene trovata solo una scarpina. 

A quel punto qualcuno propone al dottore di andare a casa, ma lui rimane al suo posto: “Adesso – dice – bisogna pensare ai vivi”. E lo fa con eroica abnegazione: vuole tentare di salvare quanta più gente possibile. Opera per ore e ore, con la morte nel cuore ma con ferrea determinazione, per fare fino in fondo il suo dovere di medico e per dare ai suoi pazienti il futuro che ai suoi piccoli Carlo e Renzo era stato negato. Per questo suo gesto riceve vari riconoscimenti pubblici. Tra essi la Medaglia d’argento al Valore civile, che gli viene conferita nel 1947, quando ha già lasciato Pola: “Non voglio correre il rischio di dover curare gli assassini dei miei figli” dice a chi gli chiede di restare. Da esule, nonostante alcuni problemi di integrazione comuni purtroppo a tanti che hanno condiviso la sua condizione, continua il suo lavoro di medico fino a quando, colpito nel fisico e nello spirito, scompare prematuramente nel dicembre 1961. Aveva solo 56 anni. “Chi lo ha conosciuto – si legge in una testimonianza dedicata all’eroe di Vergarolla – ha amato l’uomo, ha amato il medico. Chi è stato salvato non lo potrà mai dimenticare”. E così, aggiungiamo, anche quanti conoscono la sua storia, che è doveroso diffondere il più possibile. 

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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