L’esercito di sinistra tutto per Rula: chi non la vuole a Sanremo è razzista e sessista.

Monta il caso Jebreal e sinceramente c’era da aspettarselo. Rula sì, Rula no e l’esercito della sinistra si mobilita schierando prima i pezzi d’artiglieria. E così punta e lancia l’obice Bellanova, che ancora impegnata a scrivere gli ultimi comunicati stampa per scagionarsi dall’affaire xylella, decide di scrivere un post affermando che far salire sul palco dell’ariston Rula sarebbe stata prova del fatto che le persone non devono essere discriminate per genere o per il colore della pelle. La definisce ottima giornalista di origini palestinesi, dimenticando di dire che la signora in questione non solo è Italiana (pesa sempre ribadire che la cittadinanza italiana se chiesta e meritata viene conferita) ma anche israeliana (pesa forse ancor di più?). Viene da chiedersi se ha valutato che la componente “razziale” in questa vicenda è stata introdotta da lei per prima e che a nessuno era saltata in mente. Dopo l’artiglieria, spianata la strada, partono i fanti e Faraone parla senza mezzi termini di “censura”. L’ottimo renziano scomposto e elettrizzato dalla possibilità di cavalcare la tigre, appronta comunicati deliranti in cui non solo afferma improvvidamente che la Rai si sarebbe piegata a Salvini, ma anche che porterà il caso in commissione vigilanza perché occorrerebbe dar conto una pericolosa censura politica preventiva. Posta l’evidente e sesquipedale castroneria, perché scegliere o meno una valletta in un programma canoro non pone emergenze di questo genere, fa piacere che Faraone riscopra il sapore del pluralismo, quando solo qualche mese fa invitava la Meloni, rea di avere espresso ferme posizioni sull’attracco della Sea Watch e sul blocco navale, a ficcare la testa in un secchio d’acqua gelida, auspicando che le chiudessero Facebook. “È ora che ti chiudano Facebook come si bucano i super Santos ai bambini che disturbano” diceva … “smetti di sparare cazzate”. Forse dovrebbe prendere il vocabolario il senatore Faraone e leggere il significato di censura. Scoprirà che il suo contegno si attaglia di più al lemma invocato. E ancora Librandi, Portas e tanti altri deputati a cui non è parso vero di dare il proprio contributo bellico alla causa. Tutto ciò corredato dalla gragnuola di bombe lanciate dalle truppe aeree radical chic dei giornalisti di calibro come Lerner e i registi quasi dimenticati come Muccino. Ecco quello che preme di dire è che se si è in disaccordo con questa scelta non è per razzismo o sessismo. La signora Jebreal è italiana, per quanto abbia dato prova in più occasioni di disprezzare chi la ha accolta e le ha dato possibilità di affermarsi e realizzarsi nello studio e nella professione. Quindi occorre essere onesti e per una volta dire con franchezza che questa scelta è solo e inequivocabilmente una scelta politica, per far passare contenuti orientatissimi a sinistra; è dunque non solo sensato ma giusto che chi non si riconosce nelle idee di cui la Jebreal è portatrice non sia costretto a subire quei contenuti infilati maldestramente in un festival musicale. Vada da Fazio e nelle altre miriadi di programmi di approfondimento politico ad insultare gli italiani che non la pensano come lei, che peraltro se si potesse votare, portando le operazioni belliche su un più valido terreno, si scoprirebbe che sono la maggioranza. Infine basta con la litania dell’italia razzista e sessista: si ricordi che in Italia i diritti sono riconosciuti, garantiti e tutelati, mentre altrove noi donne siamo ancora costrette al velo, alle mutilazioni, alle botte ed all’obbedienza cieca al padrone. Attendiamo con ansia che Rula Jebreal, testimone privilegiata delle dinamiche del mondo arabo, inizi a parlarci di questo, invece che di quanto siamo discriminatori e ignoranti, magari non mentre ascoltiamo le canzoni di Sanremo.

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