L’assedio dell’esercito ucraino a Kursk sembra aver instillato sicurezza nei militari ucraini ed in parte anche nell’attuale governo, sebbene l’Ucraina non sia totalmente immune ai bombardamenti russi che continuano a verificarsi nelle regioni occupate e contese. Oggi, la 957esima brigata d’assalto è riuscita a penetrare in una sezione della regione russa, già notevolmente occupata in precedenza. Dal fronte non si hanno notizie effettive sulla zona esatta dell’intervento, ma il costante impegno dell’esercito ucraino nell’avanzata all’interno del territorio circoscritto fa presagire che ci siano interessi strategici alla base. L’occupazione delle regioni eurasiatiche vicine servirà per creare una zona cuscinetto, affinché la penetrazione delle truppe d’assalto russa venga annullata in partenza. Un assedio propedeutico alla conservazione, ma anche al temporeggiamento, visto che l’invasione è tutt’altro che finita al confine d’Europa. La sola conquista del Kursk ovviamente non basterà all’esercito ucraino per garantire un blocco temporaneo, ma è un punto di partenza notevole se consideriamo le precedenti difficoltà pervenute all’inizio del conflitto a febbraio 2022.
Russia ed Ucraina hanno due metodi molto simili di condurre le proprie azioni militari, sebbene il secondo paese sia partito svantaggiato rispetto a quelle del nemico. La densità dell’esercito russo è tutt’altro che irrilevante, ma è noto che la qualità sia un pregio migliore della quantità. I numeri e le armi hanno grande rilevanza, questo è certo, ma le tattiche sono altrettanto importanti ai fini del risultato. Non bisogna però farsi ingannare dalle somiglianze superficiali: se è vero che i due eserciti siano ora in combutta sulla conquista dei territori, è altrettanto giusto sapere le differenti ragioni che li spingono a combattere l’uno contro l’altro. Le milizie ucraine tendono – come già considerato in precedenza – ad una tutela del proprio territorio attraverso lo sconforto delle truppe contrapposte. Dall’altro lato, Mosca vorrebbe assicurarsi di poter gestire tutto il territorio ucraino per annettere il Donbass, assicurandosi a propria volta uno stato subordinato al volere del Cremlino.
Il contenimento è quindi un importante punto di svolta specialmente per il Presidente ucraino Zelensky, che proprio oggi si è recato in una fabbrica di armamenti in Pennsylvania – negli USA – per assicurarsi che la produzione di proiettili aumenti. L’obiettivo è quello di evitare quindi una carestia di piombo per i soldati che si trovano al fronte. Non bisogna dimenticare che a capo dell’America c’è una delle peggiori amministrazioni mai esistite nella storia statunitense, tanto che le risorse conferite fino a questo momento all’Ucraina non sarebbero mai bastate se non fossero intervenuti gli europei ed il resto degli alleati atlantici. In poche parole, se gli ausili bellici fossero stati dimezzati, a quest’ora la capitolazione del portale europeo sarebbe stata inevitabile. È bene sottolinearlo, soprattutto per quelli che non credono nella rilevanza del nostro continente in termini internazionali. Un esempio pratico è quello dell’Inghilterra, poiché già dal Governo Johnson l’Albione si sarebbe distinta soprattutto militarmente come uno dei paesi più interessati alla causa ucraina, assieme all’Italia che ancora oggi cerca in ogni modo di spingere per una tregua tra le due parti.
La nuova offensiva nel Kursk può avere un significato ambivalente: qualcuno potrebbe pensare che sia soltanto una conquista poco importante e destinata a sgretolarsi sotto il fuoco della Federazione russa, mentre altri credono inversamente all’evento come l’ennesimo punto di svolta. Bisogna però cercare di ragionare con cautela sui fatti, analizzandone il contenuto dopo aver avuto un riscontro reale in termini più ampi, senza cedere completamente agli assoluti.