Un tema molto attuale quello enunciato in questa frase dallo scrittore tedesco Oswald Spengler. Il riferimento è ovvio all’imminente scoppio di un conflitto nel Medio Oriente ma non solo alla guerra nel senso più materiale del termine. Dal momento che l’uomo è – in una pessima traduzione dal greco – un “animale politico”, è normale che voglia, a tutti i costi, sopravanzare e superare tutti gli altri suoi simili. Di per sé la competizione è anche un elemento importante, nobile se si vuole. La storia del “non è importante vincere ma partecipare” è solo una sfaccettatura politicamente corretta di qualcuno che non vuole ammettere la realtà dei fatti, siamo sinceri. Un combattimento è quanto di più antico ma, al contempo, di più granitico l’uomo sappia adottare per imporre il suo valore. Non bisogna scordare mai, infatti, che l’uomo, prima di tutto, è pur sempre un animale.
I latini usavano il termine impetus per descrivere questo sentimento, questa azione, questo fuoco che brucia dentro. L’impetus latino era tanto il contrattacco dei soldati contro i nemici tanto l’arringa del senatore in seduta. Ed è proprio quello che il politico deve fare, sia esso in Parlamento, in consiglio regionale, provinciale o comunale. Combattere dietro ad un banco facendo valere l’opinione e l’idea del popolo che ha sulle spalle. Non c’è altra parola più valida e pregna di significato se non “trincerocratismo”. Un atteggiamento di battaglia come quello dei soldati in trincea, intolleranti ed irriverenti, senza paura. Insomma, in extremo, il miles non è solo colui che veste una divisa ed impugna un fucile. Il miles è tra di noi, è chiunque voglia fare della sua vita un campo di battaglia e voglia viverla ogni giorno come fosse l’ultimo. Chiunque voglia combattere per far valere una sua idea in un mondo satollo di censura.