Quando Fratelli d’Italia confermò il suo “no” alla maggioranza Ursula, che si stava allargando di nuovo a sinistra andando quindi contro le indicazioni degli elettori di tutta Europa, per la stampa di sinistra sembra cascato il mondo. O meglio si gioiva alla sola possibilità che l’Italia sarebbe rimasta vittima di questa decisione e isolata nei consessi comunitari. La smentita arrivò allora da Giorgia Meloni, che ribadì la collaborazione istituzionale con la presidente della Commissione instaurata in condizioni simili alcuni mesi prima. E ne è arrivata una seconda, di smentita, anche negli ultimi giorni, con la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo con delega alle riforme e alla Coesione e con altre importanti e per noi cruciali materie di sua competenza, dall’agricoltura alla pesca, dal mare al turismo, dai trasporti all’allargamento.
Un successo per i Conservatori
L’ingresso di Fitto nella Commissione europea è un successo per l’Italia, che vede riconosciuto il ruolo di peso e non secondario nella direzione della politica comunitaria. Ma è un successo anche per il mondo della destra: non potevano restare inascoltati i messaggi inviati dai cittadini europei dietro le urne, i quali chiedevano una nuova Europa, più vicina alle esigenze del popolo, meno burocratica e meno vessatoria su minuzie e singoli aspetti della vita, ma più forte a livello internazionale, decisa sui grandi temi. Quell’Europa della quale si è avuto un assaggio sul tema dell’immigrazione, con l’Unione europea che non è più rimasta a guardare i flussi arrivare e varcare i confini esterni ma che si è adoperata attivamente per contrastarli, arrivando a siglare, sotto la spinta del centrodestra italiano, il Memorandum d’intesa con la Tunisia, che ha di fatto ridotto all’osso l’operatività dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo centrale, la rotta che appunto unisce Tunisia, Libia, Malta e Italia. Il successo sta nel fatto che un rappresentante della destra dei Conservatori, un membro di Ecr Party, il partito europeo al quale aderisce Fratelli d’Italia, è arrivato a sedere intorno ai tavoli che contano in Europa, ottenendo un posto non proprio secondario, ma, come detto, una vicepresidenza esecutiva con deleghe fondamentali.
Spostamento verso destra
È il lento e inevitabile spostamento a destra dell’Europa: pure se la sinistra ha cercato di mantenere in vita il proprio status quo a Bruxelles, ciò non è stato abbastanza per ignorare le richieste dei cittadini. Perché in una democrazia che funziona, la volontà del popolo non può mai rimanere inascoltata. Così, malgrado la maggioranza Ursula sia stata votata anche dai Greens, ecco che a ecologisti e gretini non è spettato neppure una posto secondario all’interno della nuova Commissione. Nei giorni scorsi si era appunto parlato della possibilità che all’interno delle singole commissioni dell’Europarlamento si formassero delle coalizioni di centrodestra contrastando invece l’unione di socialisti, popolari, macroniani e verdi. In un tale contesto, con l’ormai evidente indebolimento dell’asse Parigi-Berlino che ha governato l’Europa fino al 9 giugno, con Scholz e Macron perdenti alle votazioni e sempre più in bilico nelle dinamiche delle rispettive politiche interne, e la possibilità, tutt’altro che remota, che da novembre i repubblicani americani ritornino al comando degli Usa, la sinistra è ormai appesa a un filo. I socialisti hanno avuto diversi posti all’interno della Commissione, cinque i macroniani di cui due vicepresidenti. Ma l’ingresso dei Conservatori, malgrado il loro voto contrario alla maggioranza Ursula, è un segnale che può avere soltanto una chiave di lettura: il peso della destra è sempre più forte anche in Europa.