Siamo abituati a leggere sproloqui d’ogni tipo al giorno d’oggi, qualcuno vorrebbe il Premier italiano in difficoltà, specialmente dopo qualche spionaggio illegittimo e provocatorio, il quale non dimostra assolutamente niente del panorama politico di Fratelli d’Italia.
Qualcun altro si è concentrato sulla frammentazione del gruppo Ecr, cercando di provarne la dissoluzione, fallendo miseramente dopo la decisione de PIS polacco di restare all’interno della coalizione. Solita retorica di chi parla troppo presto e che non ha la benché minima idea di come funzioni propriamente una confederazione, il trasformismo è finito da un pezzo e di certo i Conservatori sono una coalizione diversa dal PPE.
Divertirsi ad individuare i franchi tiratori è uno sport decisamente rischioso, visto che spesso si rischia di costruire teorie fuorvianti e dirette verso un catastrofico flop. Ovviamente ognuno è libero di scrivere ciò che ritiene opportuno – nei limiti prestabiliti dalla legge – ma ancor prima di dare un’ampia visione inesatta, sarebbe bene analizzare i fatti. Magari in questo modo sarebbe molto più semplice mettere in difficoltà il politico di turno.
I rapporti tra Meloni ed Orban sono forti da anni, il fatto che questi due appartengano a due gruppi differenti e continuino a lavorare congiuntamente, dimostra quanto sia importante il valore della diplomazia e del confronto. Davanti a questi rapporti la sinistra ha storto il naso per molto tempo, come se il loro Fronte Unico fosse giusto e quello degli altri invece non avesse motivo di esistere. Le critiche si susseguono ancora oggi, ma il bello della politica è proprio questo: solo il corso degli eventi ha la capacità di comprovare le voci ed i rumors. Il tempo e le persone restano giudici integerrimo per tutti coloro che hanno deciso di compiere un percorso nelle istituzioni come rappresentanti.
Stessa cosa vale per Marine Le Pen ed il Rassemblement National, ora impegnato nelle elezioni nazionali e già uscente da un ottimo risultato proprio alle elezioni europee. Anche in questo caso vale il discorso precedente, la destra ha la capacità di potersi relazionare liberamente, pur avendo visioni differenti dei fatti. A sinistra viva il bisticcio e fronti popolari che durano il tempo di uno starnuto, basti pensare alla situazione italiana. A motivo di questa asserzione, anche la speranza dei “Socialisti” e democratici europei di trovare un’alleanza con il PPE per arginare l’ondata della destra nelle istituzioni.
Ecco, accordi come questi sono l’esempio lampante di come funzionino realmente le alleanze per i progressisti europei: ormai sembrano disposti a tutto per combattere contro ciò che rappresenta un ostacolo per le loro ideologie, d’altro canto bisogna comprendere la frustrazione di chi fino a poco tempo fa credeva di essere l’invincibile sovrano dell’UE, dimenticando che il Parlamento cambia in base alle elezioni.
Praticamente, i sogni di gloria della sinistra europea non si basa più sulla costruzione di un programma in grado di sconfiggere i propri avversari, ma di vederli implodere o addirittura aspettare che le confederazioni si autodistruggano.
Mettendosi per un instante nei panni di un elettore di sinistra viene quasi da disperarsi per l’attuale situazione, in principio dalle frammentazioni delle correnti fino alla mancanza di un piano coerente in grado di contrastare i governi ed attirare gli elettori.
Era necessaria questa piccola deivazione per dimostrare quanto Giorgia Meloni, nonostante le polemiche, sia ben decisa a continuare la propria avventura, senza accettare compromessi sulle nomine: a proposito delle ultime, l’obiettivo di FdI è quello di costruire un’Europa dei popoli e non delle banche, credere in una visione continentale vuol dire osteggiare il globalismo e la teoria esclusiva del profitto ad ogni costo. Il viaggio di Meloni e dell’ECR nel vecchio continente continua, nonostante le malelingue.
Gran lavoro sottotraccia del nostro Presidente: vai Giorgia!