La Corte Suprema del Brasile ha deciso di mantenere la persecuzione politica contro l’ex presidente Jair Bolsonaro e sette dei suoi alleati, imputandoli per i presunti reati di “ribellione e tentativo di colpo di Stato”.
In un messaggio sul social X, Bolsonaro ha denunciato che “hanno troppa fretta di condannarlo” e che il processo contro di lui procede ad una velocità almeno 10 volte superiore rispetto a quello di Lula da Silva nell’operazione “Lava Jato”. La motivazione, secondo l’ex presidente, non è giuridica, ma politica: “Vogliono impedirmi di candidarmi liberamente alle elezioni perché sanno che in una competizione equa non c’è nessun candidato capace di battermi”.
“A giudicare da ciò che leggiamo sulla stampa, siamo di fronte a un processo con una data, un obiettivo e un risultato già definiti in anticipo. Sarebbe un teatro processuale mascherato da giustizia, che mira a interferire con la dinamica politica ed elettorale del paese. Tutti sanno che ciò che sta accadendo è una sorta di attentato alla democrazia: un processo politico condotto in modo parziale, fazioso e apertamente ingiusto da un relatore il cui obiettivo è vendicarsi, arrestarmi ed eliminarmi dalle urne”, ha aggiunto, riferendosi al giudice di sinistra Alexandre de Moraes.
“Giuristi, diplomatici e leader politici riconoscono già il modello: è lo stesso copione visto in Nicaragua e in Venezuela. Persecuzione selettiva, accuse vaghe di estremismo o minaccia alla democrazia e il tentativo di eliminare l’opposizione attraverso vie legali”.
Da parte sua, il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ritiene evidente che il suo predecessore, Jair Bolsonaro, “abbia tentato un colpo di Stato”, nella sua prima dichiarazione dopo l’imputazione da parte della Corte Suprema per i fatti dell’8 gennaio 2023.
“È evidente che l’ex presidente abbia tentato di realizzare un colpo di Stato nel paese, è evidente che abbia cercato di contribuire al mio assassinio”, ha dichiarato Lula durante la sua visita a Tokyo, dove ha difeso la “ottima indagine durata mesi e mesi, svolta dalla Polizia e dalla Procura” prima di presentare le sue accuse.
“Non è Bolsonaro come persona ad essere giudicato, ma un colpo di Stato. Invece di piangere, accetti la realtà e riconosca di aver commesso un attentato alla sovranità del paese”, ha affermato l’attuale presidente del paese sudamericano.
Il deputato e figlio dell’ex presidente, Eduardo Bolsonaro, si è temporaneamente esiliato negli Stati Uniti denunciando anch’egli persecuzione politica.
Il Brasile si sta avvicinando sempre di più a una dittatura. I patrioti europei dovranno prestare molta attenzione, perché purtroppo si iniziano a vedere casi simili anche in Europa, per esempio in Romania.