Liberazione, l’unità è un miraggio: le azioni anti-democratiche dei sedicenti antifascisti

In questo 25 aprile appena terminato, l’unico ad aver vinto è stato il turismo. Nazionale e internazionale: stazioni e aeroporti colmi, turisti che affollano le grandi città e italiani che approfittano, chi può, del lungo ponte fino al prossimo Primo maggio. Per il resto, la solita tiritera: da un lato le Istituzioni che richiamano all’unità, dall’altro la classica schiera di combattenti immaginari e anacronistici che ancora combattono contro il nemico fascista che non c’è più. Il messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarella e, cronologicamente prima del suo, quello della premier Giorgia Meloni, sono rimasti due moniti inascoltati: il primo ha parlato di unità “doverosa”, la seconda, invece, ha ribadito la “avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari” (e per i rosiconi, ha citato pure il fascismo, dicendo che la sua fine “pose le basi per il ritorno alla democrazia”). Parole al vento, messaggi di conciliazione inascoltati: la solita armata degli antifascisti militanti in servizio permanente non lasciano scampo. Se sei di destra, sei marchiato a vita: il 25 aprile è “nostro” e tu non puoi farne parte. In sostanza, i metodi con cui gli antifascisti di oggi operano sono gli stessi che un tempo appartennero a chi oggi, 80 anni dopo, si propongono di combattere. Perché Sciascia, non proprio uno di destra, aveva ragione: “Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è”.

Finti democratici

E allora, se una parte della Nazione ha cercato, ancora una volta, la riconciliazione, tentando di eliminare quel marchio politico a una festa nazionale e quindi, in teoria, di tutti, l’altra parte della Nazione ha voluto continuare a restare sulle sue ideologiche convinzioni. Forse giustificabili negli anni ’50, ma non più accettabili oggigiorno. Quel 25 aprile che nel 1945 salutava il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, una conquista sofferta e ottenuta sul campo, macchiata dal sangue dei giovani soldati stranieri giunti nel nostro Paese per liberarlo e dei civili di ogni orientamento politico che avevano tentato di fare altrettanto, ora quello stesso 25 aprile sembra essere diventato monopolio di pochi violenti facinorosi che con la democrazia e la libertà non c’entrano nulla. In quella libertà oggi ci sguazzano, volendo tacitare però chi la pensa diversamente. Un esempio: i soliti quattro leoni da tastiera che ad ogni post di Giorgia Meloni e di un qualsiasi esponente di governo o della maggioranza, commentano con frasi tipo “fasci appesi” o “tornate nelle fogne”. Frasi intensificate durante il giorno della Liberazione: alla faccia della democrazia.

Cattivi maestri e prediche

Tutto abbastanza nella norma. Non normale, né accettabile, ma capita spesso e siamo abituati. Tuttavia, rileva, gravemente, che pure intellettuali si sono lasciati andare a critiche del genere. In particolare Tomaso Montanari, uno di quegli antifascisti da salotto. Il rettore dell’Università per stranieri di Siena ha risposto su X a un articolo del Secolo d’Italia critico verso di lui, dimostrando uno spiccato senso democratico: “Ma almeno oggi tornate nelle fogne e tacete…”.

Il 25 aprile di quest’anno è stato un susseguirsi di azioni anti-democratiche. Scene già viste, d’altronde: a Roma il solito corteo pro-Palestina che finisce a sassate davanti la comunità ebraica. C’è poi spazio per chi difende le botte rimediate da Ilaria Salis in Ungheria perché contro dei neonazisti e, si sa, come disse Christian Raimo, quelli “vanno picchiati”. Dal palco in piazza Duomo a Milano, il sindaco Sala attacca la riforma costituzionale voluta dal centrodestra, sostenendo che si renderà la Costituzione “illiberale”. Altri scontri a Torino con matrice antisemita, qualcuno riprende la cantilena sulla fiamma tricolore del logo di Fratelli d’Italia, Ruotolo che da ex dirigente Rai e ora nella segreteria del PD accusa di nuovo il governo di voler limitare il diritto all’informazione. E in ultimo Antonio Scurati, la grande vittima di quei cattivoni censori della destra, che si ritrova in giro per l’Italia a leggere il suo prezioso monologo. Questa volta lo fa gratis, ma volete considerare il ritorno di immagine?

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