Libia, drammatici i racconti dei pescatori liberati: “Celle buie e umiliazioni”. 

«In questi 108 giorni abbiamo cambiato quattro carceri in condizioni sempre più difficili. L’ultimo dove siamo stati era al buio, ci portavano il cibo con i contenitori di metallo». Così Pietro Marrone, capitano della “Medinea”, uno dei due pescherecci sequestrati, ha raccontato alcuni particolari sulla prigionia in Libia. «Abbiamo subito delle umiliazioni, pressioni piscologiche, ma non violenze».

Il racconto è avvenuto durante il primo contatto radio con l’armatore, dopo la partenza dal porto di Bengasi. Marrone ha detto che «è stato davvero molto complicato: accendevano e spegnevano le luci, a loro piacimento».

I 18 marittimi sono tutt’ora in navigazione verso Mazzara del Vallo e l’arrivo dei due pescherecci “Medinea” e “Antartide” è previsto per domenica mattina. Ma il capitano non si è limitato a dire solo questo, ha raccontato di quei 108 giorni passati tra maltrattamenti, soprusi e condizioni che dire precarie è dir poco. «L’ultima cella, dove abbiamo trascorso la notte prima di avere la notizia della liberazione,  – ha aggiunto – era buia. Il cibo ci veniva portato in ciotole e non era buono. Quando ci hanno detto che era il ‘giorno buono’ non ci abbiamo creduto».

Il comandante ha poi raccontato che l’equipaggio è stato subito separato. «Ci hanno tenuti divisi: italiani e tunisini, separati. In celle buie, senza un processo, e con indosso sempre gli stessi abiti. Ci siamo rivisti dopo 70 giorni, ed è stato bellissimo. Ma ci siamo spaventati. Quando ci hanno detto che sarebbe arrivato il presidente Conte ci hanno anche dato del cibo migliore, ma quello vero lo abbiamo mangiato ieri sulle nostre barche. Siamo felici, stiamo tutti bene, e non vediamo l’ora di arrivare a casa dai nostri familiari e dai nostri amici. Grazie a tutti».

Un racconto drammatico che non può non indignarci come persone e come nazione. Un’umiliazione aver dovuto assistere, passivamente, al sequestro dei nostri connazionali, ancor di più perchè abbiamo capito, sin da subito, che quanto fatto dai libici era illegale e pretestuoso. Qualsiasi altro governo, degno di una potenza mondiale, avrebbe reagito e liberato i propri connazionali nel giro di qualche giorno, come poi ha fatto la Turchia che in 5 giorni ha riportato a casa i suoi marittimi. Ma noi no, i nostri pescatori li abbiamo lasciati lì, per ben 108 giorni, in balia dei libici, a  subire soprusi e a far fare all’Italia l’ennesima figuraccia internazionale. Se vi sembra poco, continuiamo così…

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