Libri. “Alla ricerca di Ettore” e del senso profondo dell’essere Uomo

E’ un’ora molto piacevole quella trascorsa in compagnia dell’ultimo libro di Matteo Carnieletto, giornalista e inviato di guerra ma anche attento osservatore della società contemporanea e dei suoi problemi.

L’agile volumetto, intitolato Alla ricerca di Ettore (Passaggio al Bosco, 2024), è perfettamente sintetizzato dal sottotitolo, che recita: “Manuale per riscoprire l’eroismo (perduto) dei padri”. Come sottolinea Alessandro Manzo nella prefazione, il lavoro di Carnieletto ha come premessa una domanda: perché è così difficile oggi essere padri? L’autore risponde partendo dal mito, da Ettore appunto. E lo cala nella realtà di oggi esprimendo, con un linguaggio semplice ed efficace, le sue riflessioni su quanto il principe troiano ha insegnato e può ancora insegnare a tutti noi. 

Carnieletto parte, nel suo viaggio alla ricerca di Ettore, dal racconto della sua morte sotto le mura della sua città, annientato dall’ira del nemico Achille. Lui sa che, affrontandolo, rischia la vita. Ma decide comunque di combattere, per difendere l’onore. E muore da eroe.

Da qui comincia il viaggio dell’autore e dei suoi lettori. “Ettore – scrive Carnieletto – non è, come ci insegnano a scuola, solo un eroe E’ innanzitutto un uomo. Ma anche un nobile, un guerriero, un marito ed un padre. E solo perché riesce a compiere il bene in tutte queste circostanze Ettore diventa un eroe e, quindi, un modello. Anche a distanza di migliaia di anni”.

Ad ognuno dei ruoli elencati, l’autore dedica un capitolo del suo ammirevole libricino, preceduto da una citazione ad hoc. Ecco allora che, pagina dopo pagina, scopriamo come Ettore insegna, ancora oggi, a diventare uomini nel vero e profondo senso della parola, cioè uomini forti, coraggiosi e virtuosi, capaci di combattere e di amare (azioni queste inscindibili l’una dall’altra: “l’uomo – scrive l’autore – è colui che lotta e ama. Anzi, colui che lotta perché ama e ama perché lotta”). Ci sono poi la nobiltà (che è vivere secondo le leggi e le tradizioni dei propri avi e proprio per questo scegliere il bene e dunque essere liberi) e l’essere un guerriero (cioè colui che convive con la sua paura senza cedere ad essa e combatte, mettendo tutto sé stesso al servizio degli altri). 

E ci sono, inoltre, i due capitoli forse più importanti, ovvero quelli dedicati all’essere “marito” e “padre”. Nel primo Carnieletto sottolinea l’importanza della comprensione nel rapporto di coppia, che è in quanto tale base solida per la costruzione della famiglia, “la cosa più bella che esista al mondo. Ma bisogna proteggerla e prendersene cura”. Nel secondo l’autore parte dalla sua esperienza di padre e la collega a quella di Ettore, precisando che la figura paterna, fondamentale per tutti, è quella che con autorità e forza, che si traducono in protezione, insegna ai suoi figli a vivere, cioè ad esplorare il mondo, a misurarsi con esso e anche ad essere pronti ad “esporsi al rischio di essere feriti per un bene più grande”.

Alla ricerca di Ettore si conclude con una breve nota sul significato del termine eroismo, che è anche uno stimolo a riflettere ed un suggerimento per le vite di tutti noi. L’eroismo, scrive Carnieletto, “non è (solo) un lampo nella vita, ma ha che fare con la quotidianità”, perché vuol dire essere forti nonostante le difficoltà e la paura, continuare sempre a lottare per difendere la nostra famiglia e quello in cui crediamo anche a costo di fare grandi sacrifici. “Ancora una volta – conclude l’autore – l’eroismo ci porta alle due azioni che rendono tale un uomo: lottare e amare. Come Ettore”.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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