L’IDF ha terminato i propri obiettivi a Khan Yunis e Deir Al-Balah: il resoconto della missione in Cisgiordania e la preoccupazione della Gran Bretagna

Nella giornata di ieri si è parlato molto dell’operazione dell’IDF in Cisgiordania: stando alle notizie odierne, l’esercito israeliano sarebbe riuscito a scovare il capo di Hamas, Wassem Hazem, ucciso in un attacco insieme ad altri due terroristi presso la località di Jenin. Eppure non è arrivata ancora nessuna notizia su Yahya Sinwar e gli ostaggi detenuti nei sotterranei, strano che nonostante le continue operazioni d’intelligence non siano ancora riusciti a scovarli. Magari sarebbe il caso di concentrarsi maggiormente sugli ostaggi, per giungere alla fine di un conflitto che preoccupa innanzitutto per la popolazione civile messa a rischio da simili piani militari. L’angoscia per quanto stabilito dai vertici militari ebraici sul fianco cisgiordano si fa sentire anche nel continente europeo: l’Inghilterra, tramite un Portavoce del Foreign Office, ha dichiarato di essere in tensione per quanto riguarda il raid israeliano di cui sopra, soprattutto per il rispetto delle norme del diritto internazionale. Ormai iniziano ad accorgersene un po’ di tutti  di quel che sta accadendo nel mondo arabo, ma dov’erano nei mesi precedenti, quando il conflitto si infiammava sempre di più in seguito agli avvenimenti del 7 ottobre? Forse erano troppo impegnati a dimostrare il supporto senza stilare un piano capace di mettere fine alle atrocità. Il Primo ministro Keir Starmer, sembra aver scoperto un altro interessante problema di cui occuparsi oltre ai disagi nazionali sulla pubblica sicurezza. L’ultimo laburista albionico coinvolto in un conflitto mediorientale fu proprio Tony Blair, e sappiamo perfettamente com’è andata a finire. La speranza è che il Neo-PM non commetta gli stessi errori di chi l’ha preceduto anni orsono.

Nel frattempo, l’esercito israeliano – 98esima divisione dell’IDF – ha confermato oggi di aver terminato le proprie operazioni antiterroristiche presso Khan Younis e Deir Al-Balah: i dati riportano la soppressione di 250 terroristi e la distruzione d’infrastrutture utilizzate dai fondamentalisti. Il problema è che nei mesi scorsi, per arrivare a simili risultati tanti civili hanno perso la vita, altri sono stati costretti a lasciare le proprie case e molti edifici sono stati annientati. La Knesset ora dovrà tenere conto di quanto accaduto, valutando conseguentemente se sia stato effettivamente conveniente scegliere la via dell’assalto frontale ad ogni costo. Il problema è che già dal mese di Maggio, sulla testa di Netanyahu pende anche la richiesta di un mandato di cattura da parte del tribunale internazionale dell’Aja: l’attuale esecutivo dovrà fare i conti anche con queste pressioni.

Sia chiaro, le stesse proposte sono state consegnate anche nei confronti di Yahya Sinwar, che all’epoca non era stato ancora nominato Leader politico dell’organizzazione terroristica. Indubbiamente Hamas rappresenta un pericolo per Israele, ma il modo in cui lo Stato ebraico ha deciso di agire ha coinvolto anche le vite di molti civili presenti a Gaza e altrove. Se ancora oggi continuano le discussioni sulla tregua, vuol dire che fino a questo momento di progressi non ce ne sono affatto. Tra l’altro, entrambe le parti coinvolte sembrano voler evitare di mollare la presa sulle proprie richieste, per questo è sempre più difficile trovare un punto d’incontro.

L’unico sviluppo del momento riguarda la tregua a Gaza per le vaccinazioni contro la polio, che si terrà per tre giorni dal primo giorno di Settembre. Il concordato sarebbe stato approvato  dalle autorità israeliane secondo quanto  da Reek Peeperkorn, rappresentante dell’OMS nel territorio palestinese. Il Direttore generale dell’Organizzazione mondiale per la sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con piacere questo nuovo concordato, ricordando che l’unica medicina però sia la pace tra i popoli. Parole condivisibili da tutti, il problema è che già si fatica a trovare uno spiraglio di tre giorni per vaccinare i bambini, figuriamoci per una pace continuativa.

La speranza è che si arrivi al più presto alla fine delle ostilità, ma affinché questo avvenga, bisogna che anche il resto dei paesi occidentali si impegni nell’impresa: ormai è chiaro, gli USA hanno perso quota e non sono più autorevoli anche a causa dei propri rappresentanti, ora è necessario un ulteriore intervento congiunto dei paesi europei sul piano diplomatico.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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