Liguria, l’analisi del voto: il centrodestra attira i moderati, fuga dalla sinistra

A poche ore dalle elezioni in Liguria e dalla riconferma del centrodestra a guida della Regione, con la pesante vittoria di Marco Bucci sostenuto dai partiti di maggioranza e da alcune liste civiche, stanno arrivando le prime analisi che, a dire il vero, aggravano quella percezione di inadeguatezza a governare della sinistra che ormai è fortissima negli elettori. I tanti litigi interni, il recente passato a guida della Nazione e i disastri ad esso collegati che non aiutano, l’accozzaglia del campo largo, sempre diverso a seconda delle situazioni, portano incertezza anche nell’elettorato di riferimento della sinistra. Al contempo, dall’altra parte c’è una destra che si mostra sempre solida, che dà dimostrazioni chiarissime di sapere governare, che presenta un uomo forte, capace e amato come suo candidato, attira a ragione i consensi dei cittadini. Il succo è sempre quello: da un lato ci sono credibilità, autorevolezza, serietà che emergono dal lavoro e dai risultati; dall’altro ci sono confusione, caos e inadeguatezza, che spaventano gli elettori.

La sinistra scoccia i suoi elettori

Tra le analisi del voto in Liguria, spicca quella dell’Istituto di ricerca Carlo Cattaneo, che amplifica la sconfitta del centrosinistra che, se nei numeri viene raccontata come una sconfitta a testa alta e di misura, in realtà nasconde parecchie altre insidie per dem e compagni vari. “Seppur conclusa con un margine ridotto – si legge -, la competizione elettorale in Liguria sembra indicare chiaramente vincitori e sconfitti. Lo fa in primo luogo perché l’area politica che sosteneva Orlando aveva ottenuto, nel suo insieme, alle Europee del 2024, quasi il 50% dei voti, a fronte del 44% del centrodestra (Tab. 1). Un vantaggio confermato peraltro per larga parte della campagna elettorale anche dai sondaggi, poi progressivamente assottigliatosi e definitivamente sfumato nelle urne”. In Liguria, in effetti, i tre partiti di centrodestra totalizzarono il 44% dei consensi, in sostanziale parità con il centrosinistra inteso come unione di Pd, Avs e Movimento Cinque Stelle. Con l’aggiunta del fu Terzo Polo, il campo larghissimo sfiorava il 50%. Com’è stato possibile che in pochi mesi il loro consenso si sia così assottigliato?

Complici sicuramente i tanti limiti interni, le varie scaramucce tra Conte e Renzi, con Schlein spettatrice e incapace di mediare tra i due ex premier. Ma l’Istituto aggiunge un altro sostanziale fattore: “L’elemento di maggiore rilievo sostantivo è la considerevole fetta di elettori dell’ex terzo polo (Azione, Italia Viva, +Europa) confluita nelle liste dei partiti di centrodestra, dato che potrebbe risultare decisivo se rappresentasse una dinamica avvenuta a livello regionale”. Insomma, a ripetersi è di nuovo la storia della sinistra che si estremizza: quella sinistra che ha fatto scappare moderati come Cottarelli, la sinistra che ha iniziato a solidarizzare con gli antagonisti non condannando mai pienamente le loro azioni. Moderati che hanno iniziato a trovare rifugio nelle politiche aperte (altroché totalitarismo) del centrodestra. L’istituto è chiaro: “L’apporto di voti dall’elettorato centrista verso il centrodestra si conferma notevole”. E ancora: “Si noti come non vi siano apporti dall’elettorato avversario per quanto riguarda il centrosinistra, segno che i voti del candidato Orlando sono presumibilmente arrivati nella quasi totalità dal proprio elettorato di riferimento, al contrario dell’avversario Bucci che sembra avere convinto una piccola parte anche dell’elettorato che alle europee aveva votato M5S e PD, oltre naturalmente, come abbiamo detto, una quota consistente degli ex elettori dell’area liberale-europeista del centrosinsitra”. Così, la sinistra ha scocciato anche i suoi elettori.

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