In un periodo di forti tensioni internazionali come quelle che viviamo da anni, nessun angolo della Terra è risparmiato e ogni motivo di instabilità politica si diffonde a macchia d’olio, confine dopo confine, con quell’arma ibrida che si chiama immigrazione di massa.
Sud globale in fermento, nuovi rischi per l’Europa
Non è una novità: per indebolire l’Occidente, attori esterni costringono migliaia di persone a cercare fortuna altrove, promettendo una nuova vita con una propaganda molto pressante e convincente. Si tratta molto spesso di persone di cultura e religione diversa, che si pone quasi sempre come nemica della nostra, al fine di complicare i processi di integrazione. La Russia continua a farlo da anni, impiegando le truppe della Wagner presenti in Nord Africa. Russia che, con la caduta del regime di Bashar Al-Assad in Siria, ha di fatto rafforzato la sua presenza in Libia, trasportando a poche centinaia di chilometri da Lampedusa armamenti e probabilmente munizioni in Cirenaica. Così la Libia rischia di sprofondare nel caos, vanificando settimane di mediazioni portate avanti dall’Onu per riappacificare le fazioni dell’est e dell’ovest sull’elezione del nuovo presidente della Banca centrale. Instabilità che riguarda altre zone del Sud globale: la Repubblica democratica del Congo è sotto assedio da parte delle milizie ribelli, che sono entrate a Goma, la città più importante del Nord Kivu, una regione ricca di risorse minerarie che confina con il Ruanda, il cui governo, pur negando, potrebbe essere tra i finanziatori delle milizie stesse; di fatto, il conflitto sta creando nuovi sfollati.
E poi in Medio Oriente, con la Siria, la Palestina e le loro realtà ben note. Ancora in Africa, con l’Egitto alle prese con una crisi economica che prosegue da mesi e che ha svalutato la sua moneta. Intanto dalla Tunisia gli sbarchi sono in calo, le Ong denunciano gravi respingimenti dei migranti, molti dei quali chiedono di beneficiare del programma di “rimpatrio volontario” dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), con numeri in netto aumento nel 2024 rispetto agli anni precedenti. Da Sud verso l’Italia arrivano soprattutto pakistani e bengalesi, mentre gli africani scelgono le rotte occidentali verso la Spagna passando per il Marocco e approdando alle Canarie, per sfruttare le grandi lacune del governo socialista di Pedro Sanchez in fatto di immigrazione clandestina.
Serve deterrenza: il modello Albania ne è l’emblema
È dunque chiaro che l’inasprimento dei conflitti deve portare a delle risposte da parte dell’Occidente, che rischia di essere risucchiato e, dietro l’alibi dell’aiuto umanitario, di perdere le sempre più frequenti e multiformi guerre ibride. Serve deterrenza, pur nel rispetto del diritto umanitario. E questo forse lo ha capito anche l’Europa, che applaude al modello italiano di approdo in Paesi extra Ue. La stessa Europa, tramite la Corte di Giustizia, dovrà decidere tra alcune settimane se sui Paesi sicuri decide il potere esecutivo o quello giudiziario. In questo senso, giorni fa è arrivata la conferma della Corte di Cassazione, che rimette tali competenze nelle mani del governo. Il modello Albania è l’emblema dell’effetto deterrenza: portare i clandestini lontani dai territori europei è una maniera intelligente per disincentivare le partenze.
Bisogna tornare alla ragione di Stato
Insomma, quello che forse dovrebbe comprendersi a livello generale, è che bisognerebbe tornare a lavorare nell’interesse nazionale, seguendo quella ragione di Stato che dovrebbe essere l’obiettivo dei poteri che ci regolano. Vero, ci sono accordi internazionali da rispettare; vero, ci sono i diritti dei migranti da tutelare, ma nessuno mai ha detto di volerli violare. Anzi, dirottare i migranti in Albania è proprio il modo per controllare se questi hanno diritto o meno di entrare in Italia. Tuttavia, il filo rosso che dovrebbe legare Parlamento, governo e magistratura dovrebbe essere la tutela del popolo italiano. E fare la guerra ai decreti del governo e al rimpatrio di un pericoloso miliziano libico, non sembra essere un favore all’Italia. A Napoli dicono che il polpo cuoce nella sua stessa acqua: è forse il ragionamento di fondo di chi è nemico dell’Occidente.