L’incontro tra Meloni e Macron e il comunicato congiunto sul Venezuela: “Forte preoccupazione, le autorità pubblichino i registri elettorali”

Oggi è stato il giorno dell’incontro tra il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Non certo il primo incontro tra i due, ma quello di oggi, avvenuto a margine dei Giochi Olimpici che si stanno svolgendo nella capitale francese, è stato cruciale in ambito internazionale.

La situazione in Venezuela

Al centro del colloquio tra i due capi delle rispettive Nazione, infatti, c’è stato il tema del Medio Oriente, in cui il clima si è fatto ancora più caldo dopo l’uccisione a Teheran del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, per la quale l’Iran ha promesso vendetta contro Israele. Tuttavia, il tema principale del colloquio, come si apprende da fonti governative, è stata la situazione bollente che si sta vivendo in Venezuela in questi giorni, all’indomani delle elezioni presidenziali: elezioni cruciali per il futuro del Paese, con i tanti dissidenti del regime comunista di Maduro che, bloccati alla frontiera, hanno raggiunto i seggi attraverso delle imbarcazioni private. Le accuse di brogli elettorali, con la conseguente rielezione di Maduro con il 51% dei consensi (dopo che, agli ultimi sondaggi, era stato dato indietro di 30 punti percentuali sugli oppositori) hanno provocato disordini e conflitti nelle piazze. Situazione divenuta delicata anche dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di riconoscere come presidente venezuelano Gonzalez Urrutia, capo dell’opposizione. La situazione in Venezuela resta molto tesa: l’opposizione denuncia che i suoi consensi non corrispondono al 43% proclamato dalle autorità di Caracas, ma a un ben più ampio 67%. Per questo, le proteste si stanno moltiplicando, anche fuori dai confini: oltre che in Venezuela, anche a Bruxelles e a Miami si è gridato libertà. Libertà contro un regime che opprime il Paese da anni e che politicamente è stato fallimentare. Ma, ciononostante, non si placa la reazione sanguinaria di Maduro: dall’inizio delle proteste post-elettorali, sarebbe infatti circa venti le persone uccise, 1200 gli arresti. Ieri sono stati imprigionati altri due importanti esponenti delle opposizioni. I droni sorvolano Caracas, nel tentativo di creare un’atmosfera da vero e proprio stato di guerra. Maria Corina Machado, figura di spicco dell’opposizione anti-chavismo, si è rinchiusa in casa dal 28 luglio per difendere la sua incolumità. Ieri però si è unita alle proteste ed è apparsa, tra le strade della capitale sudamericana, su di un furgone sul quale compariva la scritta “Il Venezuela ha vinto”. “Non siamo mai stati forti come oggi – ha detto alla folla che protestava – il regime non è mai stato così debole”.

Il comunicato degli Stati europei

In merito, Palazzo Chigi fa sapere che su iniziativa di Italia e Francia, i principali Paesi europei (la Germania, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, la Spagna) hanno stilato un comunicato congiunto con cui hanno espresso la propria posizione in merito ai fatti in Venezuela. I vari capi di Stato e di governo hanno infatti espresso “forte preoccupazione per la situazione in Venezuela a seguito delle elezioni presidenziali di domenica scorsa”, chiedendo “alle autorità venezuelane di pubblicare tempestivamente tutti i registri di voto per garantire piena trasparenza e integrità del processo elettorale. L’opposizione indica di aver raccolto e pubblicato oltre l’80% dei registri di voto prodotti in ogni seggio elettorale. Questa verifica è essenziale per riconoscere la volontà del popolo venezuelano”. I Paesi hanno sottolineato che “i diritti di tutti i venezuelani, in particolare dei leader politici, devono essere rispettati durante questo processo. Condanniamo – hanno continuato – fermamente qualsiasi arresto o minaccia nei loro confronti”. E questo perché “la volontà del popolo venezuelano, così come il suo diritto a protestare e a riunirsi pacificamente devono essere rispettati. Continueremo – hanno aggiunto – a seguire da vicino la situazione insieme ai nostri partner e – hanno concluso – a sostenere l’appello alla democrazia e alla pace del popolo venezuelano”.

Anche i Paesi sudamericani concordano

All’appello dei Paesi europei e alla posizione statunitense, invero, si uniscono altri Paesi dell’America Latina: Argentina, Uruguay, Costa Rica, Ecuador, Perù e Panama. Tutti non riconoscono Maduro come nuovo presidente e attendono la pubblicazione degli atti ufficiali delle votazioni. Nota stonata, la posizione del presidente brasiliano Lula, il quale, pur non avendo ancora riconosciuto Maduro come nuovo presidente, ritiene che l’avventatezza statunitense a riconoscere Gonzalez come presidente venezuelano, è stata una scelta che mina alla soluzione diplomatica. Il clima, dunque, resta molto teso anche in ambito internazionale.

Redazione
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La Redazione de La Voce del Patriota

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