L’inflazione più bassa in Europa è quella italiana. Ma la BCE rimanda il taglio dei tassi

Già negli ultimi mesi si è potuto constatare come l’Italia, a livello economico, si trovi in una fase nettamente favorevole rispetto agli altri competitors europei. Con i salari che crescono più dei prezzi e le stime sul Pil riviste al rialzo per i prossimi due anni (queste tra le ultime buone notizie macroeconomiche), l’Italia nell’ultimo anno è riuscita a ritagliarsi un posto tra le Nazioni più stabili all’interno dell’Unione europea e del mondo occidentale, grazie alle ottime notizie giunte da FMI e Ocse. Un ulteriore conferma della salute economica italiana è arrivata ieri dall’Eurostat, l’ufficio statistico della Commissione europea. La notizia riguarda l’inflazione: di fronte, infatti, a un periodo molto complesso a livello internazionale, con i combattimenti in Ucraina che non si placano, gli scontri in Medio Oriente che perseverano e la crisi del canale di Suez con i continui attacchi degli Huthi al commercio internazionale, l’Italia è riuscita a mantenere basso il livello di inflazione nonostante un minimo rialzo: 0,9% a gennaio secondo l’Eurostat. Un livello basso soprattutto nel confronto con la media europea, ferma al 2,8% nell’Eurozona e al 3,1% per tutta l’Unione. Il dato che sorprende è che tutte le big superano di gran lunga la media: la Germania è al 3,1%, la Francia registra un’inflazione al 3,4%; peggio ancora la Spagna, al 3,5%.

Tuttavia, in generale si può dire che anche l’Europa è in ripresa, sia rispetto alle devastanti cifre di un anno fa, quando l’Eurozona registrava un’inflazione dell’8,6%, mentre quella dell’Unione raggiungeva il 10%, sia rispetto al livello del mese precedente: Eurozona e Unione hanno registrato un lieve calo in relazione, rispettivamente, al 2,9% e al 3,4% di dicembre. La contrazione dell’inflazione per l’Unione ha dunque intensificato il dibattito sulla riduzione dei tassi d’interesse: una riduzione che favorirebbe soprattutto gli Stati maggiormente indebitati come l’Italia e che Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, aveva già prefissato per l’estate. Nonostante il costante avvicinamento all’obiettivo del 2%, tuttavia, la BCE ha deciso di percorrere la strada della prudenza, reputando “prematuro discutere di tagli dei tassi” e considerando i rischi su un possibile taglio maggiori rispetto ai rischi di lasciare i tassi al 4,5%. Si tratta di una decisione sulla quale potrebbe dipendere buona parte dell’economia italiana dei prossimi mesi. Sul no al taglio dei tassi si era già espresso Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia: “Ancora una volta la Bce ci offre un’interpretazione dei dati abbastanza curiosa, non del tutto in linea con l’evidenza empirica sulle origini dell’inflazione. Il governatore della Banca d’Italia, invece, aveva sottolineato che da noi la dinamica dei prezzi è ormai sotto controllo. Non tutti i membri dell’Eurozona sono altrettanto virtuosi, ma è nel nostro interesse nazionale che – ha concluso – la politica monetaria diventi meno restrittiva”.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati