Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati, politico di lunga esperienza, ha ricoperto numerosi incarichi sia a livello locale che nazionale, affermandosi come un interlocutore autorevole e un punto di riferimento per il suo partito. In questa intervista, Foti analizza i primi due anni di governo Meloni, evidenziando i risultati ottenuti sul fronte economico e sociale, come il record di occupazione e le riforme fiscali, e le priorità future, tra cui la separazione delle carriere dei magistrati e il premierato. Non mancano riflessioni sul ruolo dell’Italia in Europa, l’evoluzione della destra giovanile e l’ambiziosa manovra di bilancio in corso, volta a sostenere famiglie, lavoratori e imprese. Un bilancio approfondito che guarda al futuro del Paese con responsabilità e visione strategica.
Due anni di governo Meloni. Quali sono gli obiettivi raggiunti e su cosa bisogna ancora lavorare?
Nei primi due anni, il governo guidato da Giorgia Meloni si distingue per la coerenza nell’attuazione del programma elettorale, soprattutto sul fronte economico. Abbiamo abolito il reddito di cittadinanza e restituito agli italiani la dignità del lavoro. Il dato record di oltre 24 milioni di occupati e di una disoccupazione scesa al 6,2%, il livello più basso dal 2007, sono la prova del buon operato del governo e la nostra più grande soddisfazione. La nostra economia finalmente mostra segnali di crescita: la Borsa italiana si conferma leader in Europa nel 2023, mentre lo spread si riduce di oltre 100 punti base rispetto a ottobre 2022. Questi indicatori testimoniano la fiducia dei mercati nelle politiche del Governo, rafforzata anche dall’aumento delle esportazioni, che collocano l’Italia davanti al Giappone a livello globale. Gli italiani apprezzano il lavoro svolto dal presidente Meloni, che ha posto fine a una stagione di sprechi e misure inefficaci, tipica dei governi precedenti a guida PD e Movimento 5 Stelle, i quali avevano aggravato il debito pubblico.
Nell’orizzonte futuro, gli obiettivi più rilevanti sotto il profilo costituzionale sono la separazione delle carriere dei magistrati e il premierato, mentre sotto il profilo economico la coalizione continuerà a lavorare per ridurre ulteriormente le tasse e affiancare la partecipazione agli utili dell’impresa al taglio strutturale del cuneo fiscale. Resta fermo l’imperativo di tenere sotto controllo il debito pubblico perché è un elemento imprescindibile dello sviluppo.
Il governo Meloni si appresta a diventare il sesto più longevo nella storia della Repubblica. Quale è il segreto di questo traguardo?
La vera rivoluzione è stata l’elezione per la prima volta nella storia d’Italia di un Presidente del Consiglio giovane e donna. Giorgia Meloni in questi due anni si è mostrata una leader autorevole, credibile e determinata. La longevità è anche il risultato di altri fattori determinanti come la coerenza, che è stata sempre la nostra stella polare e continua ad esserlo. Poi, senza dubbio, la capacità di comprendere, da partito che fa parte di una maggioranza di governo, le peculiarità e gli obiettivi che si prefiggono gli alleati senza tralasciare il confronto con le opposizioni.
Grazie alla sua abilità il presidente Meloni ha saputo guadagnarsi sul campo e, soprattutto, far guadagnare all’Italia credibilità internazionale. È bene ricordare che lei è l’unica leader vincente nelle ultime elezioni europee, mentre gli altri capi di governo sono in crisi. Stanno saltando i vecchi assi come quello franco-tedesco mentre rimane la centralità dell’Italia, grazie al nostro presidente del Consiglio e alla politica che è stata capace di mettere in campo. Perché una cosa è certa: in Europa non ti regala niente nessuno.
Soddisfatto della Manovra?
Pienamente soddisfatto. Come ogni provvedimento di natura economica, la legge di Bilancio richiede un percorso attento e strutturato, perché vi sono delle colonne d’Ercole insuperabili. Questa legge di bilancio si pone l’ambizioso traguardo di rafforzare la crescita economica nazionale, tutelare le fasce più deboli della popolazione e garantire la sostenibilità dei conti pubblici, con un occhio sempre attento al futuro. L’obiettivo che ci siamo posti – con un doveroso senso di responsabilità- non è quello di risolvere i problemi del “giorno dopo”, ma di guardare avanti, costruendo solide basi per il futuro della Nazione. Questa visione è rivolta soprattutto a ciò che vogliamo lasciare alle nuove generazioni. Pur prevedendo alcune modifiche rispetto al testo originario, i saldi di finanza pubblica resteranno invariati. Gli elementi fondamentali e strutturali della manovra 2025-2027, saranno mantenuti e rappresentano il pilastro di un progetto organico e lungimirante.
Quali sono le misure messe in campo?
Le misure contenute nel provvedimento si concentrano su quelli che il governo Meloni considera essere i temi fondamentali per il futuro della Nazione: le famiglie, il lavoro e la sanità. Con interventi concreti e risorse significative, in questa legge di bilancio, vengono rafforzati i congedi parentali all’80%, che passano da due a tre mesi, il bonus destinato a supportare la frequenza di asili nido, anche prevedendo l’esclusione delle somme relative all’assegno unico universale dal computo dell’ISEE. Tra le misure di carattere sociale, si rifinanzia per il 2025 la carta “dedicata a te”. Per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale, si rendono strutturali gli effetti del taglio del cuneo e l’accorpamento su tre scaglioni delle aliquote IRPEF, che permetteranno ad una platea di 17 milioni di lavoratori di avere più soldi in busta paga.
Nonostante le enormi difficoltà ereditate dai governi che ci hanno preceduto- come quelle generate dal Superbonus, che ha sottratto preziose risorse al bilancio statale- questo Esecutivo ha mantenuto la salute al centro della propria agenda, potenziando il Servizio Sanitario Nazionale. I numeri parlano chiaro: dal 2025, il Fondo Sanitario Nazionale raggiungerà i 136,5 miliardi di euro, segnando un aumento significativo rispetto ai 122 miliardi degli anni di emergenza Covid, quando la salute era considerata una priorità assoluta. Mai prima d’ora erano stati stanziati fondi così ingenti per la sanità, incrementando anche le risorse per finanziare il rinnovo dei contratti.
Come commenta la nomina di Raffaele Fitto a nuovo vicepresidente esecutivo della Commissione?
Raffaele Fitto vanta una solida esperienza amministrativa parlamentare anche in ambito europeo e ha dimostrato sul campo di essere persona di estremo valore. Ha gestito questi due anni come ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, in modo impeccabile. Con la sua nomina a vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Giorgia Meloni assume un ruolo in Europa che non ha mai avuto nessun leader italiano prima d’ora. Questa nomina rappresenta un successo politico e diplomatico di grande rilevanza per il nostro Presidente del Consiglio che ha condotto questa complessa trattativa con determinazione, mettendo al centro l’interesse dell’Italia e dei cittadini italiani. Meloni aveva promesso che avremmo ottenuto un riconoscimento adeguato al ruolo di Paese fondatore dell’Unione Europea. Ancora una volta, ha dimostrato con i fatti la sua capacità di raggiungere risultati concreti smentendo le profezie di chi parlava di isolamento politico dell’Italia.
– Lei sin da ragazzo ha fatto politica sempre dalla stessa parte. Ci racconta l’evoluzione della destra giovanile in Italia?
La destra giovanile ha sempre rappresentato un’avanguardia all’interno di un contesto sociale in continua evoluzione. L’odierno approccio dei giovani alla politica è profondamente cambiato rispetto a quando io ho iniziato a farne parte attivamente. Purtroppo, oggi dobbiamo riconoscere una minore partecipazione giovanile rispetto al passato, ma è altrettanto vero che, soprattutto a destra, è rimasto vivo un atteggiamento culturale aperto, non settario, e intrinsecamente plurale.
Un esempio significativo di questo spirito è Atreju, che nel corso degli anni si è affermato come una vera e propria palestra di confronto aperto a tutti. Qui si sono espresse, affrontate e difese idee, talvolta anche in modo acceso, ma sempre nel perimetro della dialettica costruttiva.
Il merito principale di questa esperienza è di andare oltre la mera rivendicazione di risultati o obiettivi raggiunti. Atreju ha la capacità di interrogarsi in modo critico e lungimirante sulle prospettive future, non solo della destra, ma dell’intera società, dimostrando di guardare avanti e di proporre una visione ampia e inclusiva.
Questo approccio rappresenta un esempio importante per le nuove generazioni, chiamate a riscoprire la politica come strumento di partecipazione e confronto, capace di influire in modo concreto sul futuro della nostra Nazione.
E comunque io rimango un ragazzo del Fronte…