La cultura è tornata centrale nell’agenda del governo italiano. È stata eliminata quell’egemonia culturale costruita dalla sinistra nel corso degli anni, tante le iniziative e le misure adottate da questo governo per valorizzare un settore fondamentale della nostra Nazione. Il 14 e il 15 marzo si svolgerà la due giorni di Fratelli d’Italia dedicata proprio alla cultura, dal titolo: “Spazio cultura. Valorizzare il passato e immaginare il futuro”. La kermesse si terrà a Firenze, dove saranno presentati i risultati di due anni e mezzo di governo, si traccerà la rotta verso il completamento del mandato e ci si aprirà al dialogo con la società civile e con gli artisti. E proprio di cultura abbiamo parlato con Alessandro Amorese, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Cultura alla Camera.
Onorevole, il prossimo fine settimana si svolgerà la due giorni di Fratelli d’Italia a Firenze dedicata alla cultura.
«Noi ci riuniamo a Firenze intanto con un’iniziativa splendida dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Abbiamo scelto Firenze perché Firenze, nella cultura, ha detto tanto nei secoli dei secoli, dalla culla del Rinascimento fino ai primi del Novecento, con le splendide iniziative dei futuristi e tanto altro che racconteremo. Ma abbiamo scelto Firenze anche perché facciamo un po’ da contraltare politico alla politica della Regione Toscana, che è un po’ la classica politica delle consorterie culturali, quindi della cultura del potere e non del potere della cultura, che è una differenza sostanziale. Saranno due giorni con esattamente 61 relatori. Sono diversi panel: si passa dall’intelligenza artificiale all’idea, alla nostra visione delle città, si passa dalla visione dei musei al cinema, allo spettacolo dal vivo, con la chiusura del ministro Giuli.»
Quindi una due Giorni che spazierà su diversi temi, dal cinema al teatro, fino alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico. In questo contesto, cosa è stato fatto in questi primi due anni e mezzo di governo?
«Intanto è stata messa la cultura centrale nel Governo Meloni e quindi nel dibattito italiano. Abbiamo contribuito a scrostare un po’ l’egemonia, che poi era un po’ un conformismo di potere di una certa sinistra. Pensiamo al cinema, dove abbiamo rimesso in discussione tutte le logiche correntizie, di potere che c’erano fino a quando siamo entrati noi al governo e pensiamo al fatto sul cinema di aver messo dei soldi per raccontare finalmente l’immaginario della nostra Nazione. Abbiamo salvato la cultura e lo spettacolo dalla pirateria digitale con lo splendido lavoro della commissione Cultura, fino ad arrivare al Dl Cultura, il cosiddetto Piano Olivetti, dove noi rimettiamo al centro, con grandi investimenti, le biblioteche, i custodi della memoria della cultura in questa Nazione, cioè gli istituti culturali, i borghi, le librerie con incentivi a più giovani per aprire librerie, le terze pagine dei giornali. Quindi un lavoro che ho sintetizzato ma su cui ci sarebbe tanto da dire: infatti in questa due giorni noi ci confronteremo, dialogheremo con il mondo della cultura, da cantanti a direttori di musei, anche per fare un tagliando su questi due anni e mezzo.»
Valorizzare la nostra cultura significa anche fare un favore alla nostra economia?
«La cultura in questa Nazione dice molto e dà molto, semplicemente per il fatto che incrocia tante altre sfaccettature. Pensiamo al tema del turismo: stiamo portando a casa il tema dei cammini religiosi che incrociano chiaramente quello del turismo. C’è un tema di professionalità, dalla gestione dei musei e degli archivi di Stato fino a tutto ciò che è un artigianato culturale che in questa Nazione ci vede come primato nel mondo. Quindi, la cultura ci porta a essere in Europea coloro che insegnano cosa vuol dire anche economia della cultura, che non è una parolaccia, semmai è essere nel terzo millennio protagonisti anche in questo.»