Quando tutti ormai pensavano che tensioni, odi, rancori, morte e disperazione avessero abbandonato l’Irlanda del Nord, e che tutti i problemi di quella terra martoriata, di quella popolazione che da tempi ormai lontani viene massacrata e massacra in nome della libertà e della diversità religiosa, torna la morte nelle strade di Derry.
L’omicidio assolutamente privo di senso di Lyra McKee, una giovane giornalista di talento che stava facendo il suo lavoro, è un’altra pietra miliare nella storia dell’Irlanda del Nord. Una terra divisa, fatta anche di simboli che rappresentano due gruppi, quasi due tribù sempre pronte allo scontro, meglio se in una giornata simbolo come il venerdì di Pasqua, tempo di raccoglimento, di pentimento, di dolore. Lo stesso giorno del 1998, 21 anni fa, quando sembrò che fosse finalmente arrivata la fine dei “The Troubles” (I Disordini, come venivano eufemisticamente chiamati gli scontri sanguinosissimi che andavano avanti da trent’anni). Un conflitto, in realtà, una guerra civile, all’inizio per cercare di cancellare le discriminazioni contro la minoranza cattolica, ma poi sfuggita di mano e che comunque non aveva niente a che vedere con motivi religiosi.
Oggi, con la morte di Lyra, una giornalista giovane ma già pluripremiata, appartenente a una generazione vibrante e piena di speranza, cresciuta nel periodo postbellico, si ha la triste certezza che il fiume d’odio che ha caratterizzato questi territori, scorre ancora.
Lyra Mckee, già autrice di importanti reportage investigativi, una voce di pace e tolleranza che mancherà a molti, proprio perché non aveva conosciuto direttamente la guerra, ma era comunque cresciuta a Belfast a poca distanza dalla zona più famigerata dei Troubles nota col funesto nome di “Murder Mile”, aveva basato buona parte del suo lavoro su minuziose ricostruzioni di un passato oscuro e pericoloso, ed è ora molto deprimente immaginare questa giovane donna vittima di ciò che ha cercato di chiarire per il miglioramento della sua società. E per i media irlandesi, Lyra è la terza vittima in poco tempo di quello che sembrava un capitolo chiuso. Il suo nome si unisce a quelli di Veronica Guerin e Martin O’Hagan, anch’essi giornalisti, che sono stati presi di mira da criminali organizzati e terroristi.
Così, mentre il mondo intero resta attonito nello scoprire che l’Irlanda del Nord è ancora un possibile vulcano, una dichiarazione rilasciata ieri dalla Saoradh, partito politico di estrema sinistra, probabilmente molto vicino all’ala politica della Nuova IRA, non ha fatto altro che esacerbare gli animi invece che tentare di pacificarli. Gli uomini della formazione politica hanno tentato di circoscrivere la morte della Mckee a un improbabile incidente e poi, quando hanno visto che era impossibile riuscirci, hanno ripreso a nutrire la malapianta dell’odio verso l’avversario o il nemico.
Intanto, due adolescenti sono stati arrestati dalla polizia nordirlandese in relazione all’uccisione della giornalista. I ragazzi, di 18 e 19 anni, sono ora detenuti in base alla legislazione anti-terrorismo e si trovano in una stazione di polizia a Belfast per essere interrogati, come ha riferito un portavoce della polizia dell’Irlanda del Nord.
La polizia ha anche diffuso alcuni filmati amatoriali con delle riprese degli scontri, nella speranza che la gente possa aiutare a trovare gli assassini della giornalista. Lyra McKee è stata colpita alla testa da colpi di arma da fuoco che la polizia crede siano stati esplosi da repubblicani dissidenti legati alla Nuova . In particolare, un filmato della CCTV pubblicato dalla polizia, ha catturato gli ultimi momenti della McKee, verso le 22:00, quando si trova in mezzo a una folla di altri innocenti e solleva il telefono in aria, apparentemente per fotografare gli avvenimenti.
Si attendono ulteriore sviluppi delle indagini nelle prossime ore.