L’Islam scende in piazza: ad Amburgo gli estremisti chiedono la sharia e inneggiano al califfato

Quando dal palco di Pescara gli esponenti di Fratelli d’Italia e la stessa Giorgia Meloni hanno più volte fatto richiami alle radici giudaico-cristiane del continente europeo, sottolineando l’importanza di difendere le varie Nazioni dalle ingerenze violente dei fondamentalismi, lo hanno fatto perché in Italia, e ancor di più in Europa, il rischio che l’Islam si imponga come predominante all’interno delle nostre società è parecchio elevato, specialmente se dall’altra parte la politica, immersa nel suo dilagante perbenismo, non è capace di organizzare una risposta forte.

In piazza per la sharia

Quello accaduto nelle scorse ore in Germania preoccupa l’intera Europa, un segnale che il nostro Continente ha superato il periodo del terrorismo islamico (anche se il rischio c’è ancora, ed è pure parecchio forte) ma si sta addentrando in un complicato processo di “politicizzazione dell’Islam”: fondamentalisti che non ammazzano più in nome di Allah, ma voglio allargare la conoscenza del Corano con metodi comunque prevaricatori attraverso una propaganda vera e propria del culto musulmano, delle sue idee più estremiste, andando a ottenere l’appoggio delle fasce più manipolabili ma al contempo più fruttifere della popolazione: i giovani. Sono stati 1100 gli islamici che sabato 27 aprile hanno sfilato ad Amburgo, nel quartiere di Sankt Georg, con l’intento di far applicare la sharia, la legge dell’Islam, anche nel Paese, inneggiando al califfato e lamentando presunte discriminazioni ai loro danni. E poi la classica richiesta verso il potere costituito di abbandonare l’appoggio a Israele e schierarsi con Hamas.

Propaganda jihadista

Si capisce che, adesso, le modalità con cui gli estremisti islamici operano sono del tutto diverse. Mentre in Italia, fuori dalle università, (pochi) studenti ideologizzati e (tanti) membri di collettivi e di centri sociali, uniti a qualche ex terrorista islamico, fanno a botte con la Polizia per “sensibilizzare” – dopo aver appagato il gusto di scontrarsi con le forze dell’ordine – la politica sul conflitto in Medio Oriente invitandola a schierarsi con la Palestina, inneggiando Hamas, in Germania la richiesta è stata assai più alta: al cancelliere Scholz è stato difatti chiesto di abbandonare l’ordine democratico e laico e di applicare la legge sacra del Corano. L’associazione che ha organizzato l’evento è Muslim Interaktiv, già nota alle autorità per aver fatto in passato manifestazioni e richieste del genere. Un movimento alla portata dei giovani: uno dei suoi capi può vantare 20mila seguaci sui social, sfruttati al meglio anche dall’associazione. L’obiettivo, come detto, è quello di utilizzare tutti i mezzi possibili per arrivare a toccare tutte le fasce della popolazione, con particolare riguardo a quelle più giovanili.

Una situazione esplosiva

Per gli esponenti del governo guidato da Scholz, si tratta di una manifestazione “difficile da sopportare”. Ma, intanto, non solo il corteo ha visto superare i limiti della tolleranza democratica delle altre minoranze (si pensi, ad esempio, a quella ebraica, costantemente presa di mira dai manifestanti pro-Palestina), ma c’è pure da dire che Amburgo non è nuova a questo tipo di proteste. Pullulano, infatti, le associazioni islamiche: oltre a Muslim Interaktiv, infatti, esiste il Izh, un centro islamico che secondo le autorità sarebbe addirittura legato ai servizi segreti del governo iraniano. E già nei mesi scorsi, sono state parecchie le manifestazioni pro-sharia e pro-Palestina. Uno dei problemi più grandi, probabilmente, è che le richieste non vengono mosse da pochi facinorosi come accade nelle università italiane: in Germania, l’Islam può contare su un esercito 27mila persone, molte delle quali possono essere facilmente accostate a gruppi violenti e fondamentalisti. Circa 500, poi, sono quelli ritenuti seguaci dell’Islam radicale. Insomma, una situazione esplosiva, uno stato crescente di tensione provocato da quelle fasce di islamici che non riescono a tollerare i principi democratico del rispetto altrui e della libertà di confessione.

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