La povertà non si abolisce per decreto: è questo l’insegnamento più importante che la sinistra tutta ha potuto ricevere dalla scorsa legislatura quando i ministri in quota Cinque Stelle festeggiavano dalle finestre di Palazzo Chigi per l’introduzione del Reddito di Cittadinanza. Il risultato di quella misura fu però totalmente diverso: individuo soggiogato allo Stato, proliferare del lavoro in nero, mercato del lavoro (onesto) atrofizzato. In questi mesi sta arrivando alla sinistra un’altra lezione, direttamente dal governo Meloni: la povertà si combatte con le azioni serie, con politiche a lungo termine che gradualmente possono liberare i cittadini dal vortice di salari bassi e tassazioni alte a cui erano stati condannati da anni di malgoverno.
A sancire che, ora, la redistribuzione dei redditi è più equa e la povertà sta calando, è l’Istat, secondo i suoi diversi indicatori. Già a inizio marzo, infatti, l’istituto aveva sancito la bontà delle misure adottate dal governo Meloni in fatto di redditi e tassazione, che hanno portato a una diminuzione del rischio di povertà – dal 20% al 18,8% – e a una più equa distribuzione delle ricchezze. Un secondo studio, arrivato pochi giorni fa, sancisce che il livello di povertà assoluta nel 2023 è in lieve aumento, così lieve da portare l’Istat a parlare di stabilità. Le due rilevazioni possono sembrare in disaccordo, ma non lo sono: la prima parla di rischio di povertà (e dunque la percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile inferiore a una determinata soglia di rischio di povertà) mentre la seconda tratta di povertà assoluta (ergo, nuclei familiari con una spesa mensile pari o inferiore a quella necessaria ad acquistare il cosiddetto paniere di povertà assoluta). L’aumento della povertà assoluta nel 2023 è stimato allo 0,2%, influenzato da un’inflazione al 5,9% alla quale sarebbe stata dura reagire positivamente, e molto più contenuto rispetto all’aumento del 2022 rispetto all’anno precedente, che fu dello 0,6%. Altro dato poi rilasciato dall’Istat riguarda l’intensità della povertà, ossia quanto la spesa delle famiglie è al di sotto della soglia di povertà: secondo l’istituto, infatti, l’intensità nel 2023 è stata stabile al 18,2%, soglia del 2022 malgrado, appunto, l’inflazione.
Il vero grande risultato del governo Meloni è stato dunque rispondere alla forte inflazione: risultato ottenuto con le tante misure attuate in tutela del potere d’acquisto delle famiglie con redditi più bassi: taglio del cuneo fiscale e contributivo, accorpamento delle aliquote Irpef, incentivi all’assunzione, aumento degli assegni unici su base Isee.