L’Italia che proprio non piace ai poteri forti

E’ iniziato in sordina, anni fa, quando “anime belle progressiste” cominciarono a svendere la Nazione con la scusa delle privatizzazioni e della riduzione del deficit pubblico. Il deficit non diminuì, anzi, ma pezzi di valore furono ceduti agli stranieri per un tozzo di pane o poco più. All’epoca, a creare qualche problema a chi voleva liquidare tutto in fretta, ci si mise Berlusconi, non tanto per bontà d’animo quanto perché non è mai stato il tipo da accordarsi ad altri, da lasciare che alcuni al posto suo “dirigessero l’orchestra”. Così, Berlusconi, il “parvenu della politica italiana”, divenne il problema. Doveva essere messo a tacere e soprattutto nella posizione di non nuocere, e per anni si accanirono contro di lui nemmeno rappresentasse davvero tutti i mali del Bel Paese, mali antichi, che certo non potevano essere accollati all’uomo di Arcore che, per carità, è sempre stato bravino a farsi gli affari suoi, ma non è certo lui quello che ci ha rovinato.

Comunque, Berlusconi resisteva e c’era chi – e scusateci il francesismo… – cominciava ad incazzarsi veramente. Così, vennero messe in campo tutte “le bocche da fuoco” possibili, dai pennivendoli strutturatissimi nelle redazioni dei quotidiani di centrosinistra – praticamente il 90% di quelli venduti – ai magistrati allineati politicamente, anche loro un bel gruppo, fino ad arrivare all’aiuto di una parte della Chiesa cattolica romana, identificabile con la Cei, la Conferenza Episcopale Italia, cioè i vescovi. Ad essere completamente onesti, va detto che ci mise del suo anche Berlusconi, offrendo il fianco a tutti i suoi detrattori grazie a quell’incapacità che lo contraddistingue di resistere alle grazie femminili, soprattutto se offerte da ninfette poco più che maggiorenni e nemmeno sempre. Come sia andata a finire, lo sappiamo. Dopo una ventina d’anni di battaglie all’ultimo sangue, a sconfiggere definitivamente lo zar della Mediaset ci pensò Napolitano, prima convincendolo ad accettare i bombardamenti francesi in Libia dove Sarkozy mirava alla giugulare di Gheddafi per sottrarre le concessioni all’ENI e farle ottenere alla Total, e poi appoggiando chi pompava a mestiere lo spread per spaventare gli italiani e far cadere il governo, dicasi signora Merkel e compagnia teutonica.

Finito il Berlusca, tutta l’intellighenzia politicamente corretta (notate che non la definiamo nemmeno di sinistra perché a quel punto la sinistra si era smarrita davvero), passò un bel po’ di tempo a complimentarsi tra sé, mentre prima Monti, poi Letta ed infine Renzi, davano il colpo di grazia all’economia italiana, e aprivano le porte a un’invasione per niente causale, ma ampiamente preventivata, con lo scopo da una parte di arricchire coi soldi degli italiani gli addetti “all’accoglienza e al sociale”, e dall’altra di fare dello stivale il campo profughi dell’Europa dove tutte le altre nazioni industrializzate avrebbero potuto pescare all’occorrenza manodopera a basso costo senza massacrare la propria terra con orde di individui lontani secoli dai nostri usi e di nostri costumi, difficilmente integrabili, ma capaci di disgregare il tessuto sociale autoctono.

Non tutto, per fortuna, è andato come era stato preventivato da chi – come per esempio Soros – da dietro una scrivania comanda davvero. Non tutto ha funzionato come stabilito dal Bilderberg,  ma il pericolo non è scampato e la guerra è appena iniziata. A cercare di salvare gli italiani e non solo, ci stanno provando i movimenti populisti o sovranisti che dir si voglia, che ormai stanno prendendo piede in tutta Europa perché forse il popolo non è poi così “bue” come i signori dei poteri forti sembrano credere. Un po’ ovunque la gente ha cominciato a guardare la realtà negli occhi, e ha iniziato a ribellarsi. Dall’altra parte, però, non si sono certo fatti spaventare. E così ecco partire le solite pesantissime campagne di stampa acconciate dai pennivendoli a basso e alto costo, pronti a inventarsi qualsiasi cosa pur di affossare il tentativo dei popoli di rialzare la schiena e di opporsi alla reale oppressione. Ecco arrivare l’Europa Unita, con i suoi inutili onorevoli, costosissimi individui capaci di stabilire il diametro della pizza, la lunghezza dei cetrioli e l’arancione delle carote e di massacrare l’Italia definendola con tutti i peggiori aggettivi. Ecco lo starnazzare di Macron, presidentino francese di belle speranze, sposato a una professoressa che lo concupì quando lui aveva 16 anni e lei 39, e il giovinetto sedeva nella stessa classe della figlia di lei. Eccolo a parlare di noi e della nostra Nazione, e sentirgli dire che chi governa in Italia è come la lebbra, mentre fa respingere i migranti a Ventimiglia, perché tutti sono per l’accoglienza… la nostra. Ma Macron è solo uno dei tanti che ci insolentisce. Ormai non si contano più. L’altro giorno è stata la Michelle Bachelet, Alto Commissario per i rifugiati, a sostenere che l’Italia è talmente razzista e violenta contro gli immigrati africani e i rom che ci sta per mandare degli osservatori e poi, caso mai servisse, anche i Caschi blu… Ieri invece è stata la volta del commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, di lanciare un anatema contro la nostra Nazione. “Nella zona euro c’è un problema che è l’Italia”, ha esordito. “La crescita è nella parte bassa della forchetta della zona euro e il problema più pesante è quello del deficit di produttività”, ha poi continuato, come se noi non lo sapessimo e non avessero proprio l’Europa e l’euro le loro belle responsabilità in proposito. E poi, la ciliegina sulla torta, il leitmotiv che tutti i nostri nemici o avversari usano da sempre, il cavallo di battaglia dei “capalbiesi”, il mantra dei politicamente corretti con spruzzata di radical chic. “In Europa, in questo momento, c’è un clima che assomiglia molto agli anni ’30. Fortunatamente non c’è il rumore di stivali, non c’è Hitler”, ha ripreso Moscovici,  “ci sono però dei piccoli Mussolini, che restano da verificare”, ha poi concluso molto fiero di sé per quella che potrebbe apparire anche come una minaccia.

Scempiaggini, cretinate, parole in libertà che non devono spaventarci. Ma certo ci deve preoccupare il piano che c’è dietro, questa voglia di affondare definitivamente l’Italia e con essa cancellare gli italiani. E’ importante non distrarsi, restare accorti, attenti e pronti a difenderci. Del resto, le radici profonde non gelano. E le nostre radici possono solo fare invidia.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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