L’Italia dice no alle teorie gender

L’Italia, insieme a Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, non ha firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+, presentata dalla presidenza di turno belga ai Paesi UE. Durante la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, sia il Capo dello Stato Sergio Mattarella che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno ribadito l’impegno corale delle Istituzioni italiane nella lotta contro ogni tipo di discriminazione, violenza e brutalità, e per il rispetto della dignità di tutti sancito dalla Costituzione, segnalando come in oltre sessanta Paesi del mondo l’omosessualità venga ancora punita con la reclusione.

Il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Eugenia Maria Roccella ha ricordato la firma del Governo apposta alla dichiarazione europea contro l’omofobia, ma non ci può essere, per il ministro Roccella e per tutto l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, il sostegno ad un invito comunitario a promuovere delle politiche pro-Lgbt che in realtà nasconde, peraltro male, il tentativo lobbistico di costringere le Nazioni europee a scivolare nelle teorie gender. Avversate dalla destra italiana di governo, dalla Chiesa cattolica, da Papa Francesco e da molti altri nel mondo.

I valori delle democrazie e anche quelli religiosi e cristiani, impongono il sacrosanto rispetto della dignità di tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale, e gay, lesbiche, transessuali, chiunque ritenga di mettere in discussione la propria sessualità, non solo, ci mancherebbe, non devono cadere vittime di abusi e violenze, ma non possono neanche subire penalizzazioni più o meno striscianti nella loro vita quotidiana, dal lavoro al tempo libero.

L’Italia ha la legge n. 76 del 20 maggio 2016, che disciplina la convivenza di fatto, anche di persone dello stesso sesso, e il Governo Meloni ha tante priorità, ma non quella di affossare tale provvedimento. Un conto è lavorare per respingere le emarginazioni, un altro è quello di puntare a sovvertire la natura e di volerlo fare anche con una certa arroganza, a suon di lavaggi del cervello mediatici, tentate omologazioni culturali e obblighi di legge, e chi si chiama fuori non può che essere criminalizzato come un omofobo. L’uomo che si sente donna e la donna che si sente uomo vivono un loro travaglio personale e privato indubbiamente da non demonizzare, ma non è accettabile pretendere di fare credere che queste situazioni siano così diffuse nella società da richiedere interventi legislativi ad hoc e obbligare i governi a ribaltare addirittura l’ordine naturale. La titolare delle Pari Opportunità è stata chiara a tal proposito: il Governo italiano non avallerà mai la negazione della identità maschile e di quella femminile.

La relativizzazione dei sessi è simile a quella che si vorrebbe applicare alla famiglia, che può essere formata soltanto da un uomo e da una donna. Molti omosessuali italiani famosi, (non facciamo nomi, ma, trattandosi di persone note, è facile intuire di chi stiamo parlando), hanno riconosciuto in più occasioni pubbliche di non potere e nemmeno volere, per natura, costituire una famiglia, magari con bambini adottati, ma, stranamente, i tanti gay assennati producono meno rumore mediatico di quelli ideologizzati.

Facciamo i complimenti, in conclusione, a Riccardo Magi di +Europa per la sua estrema tolleranza e serenità, (siamo ovviamente ironici). Per il radicale, liberale ed europeista Magi, i Paesi UE che non hanno firmato la dichiarazione europea pro-Lgbt insieme all’Italia, sarebbero staterelli omofobi. Però, che invidiabile spirito di solidarietà comunitaria! Elly Schlein sta provando tanta rabbia e vergogna per il no italiano, ma non abbiamo mai visto la sua parte politica indignarsi, per esempio, per le impiccagioni di omosessuali in Iran e in altri Paesi dove, per il solo fatto di essere gay, si rischia la prigione e la pelle.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

3 Commenti

  1. Certamente la sempre sorridente Elly Schlein prova “rabbia e vergogna per il NO italiano” a condividere il »sostegno ad un invito comunitario a promuovere delle politiche pro-Lgbtq-bcdefg….. per costringere le Nazioni europee a scivolare nelle teorie gender«: si sente discriminata nei suoi orientamenti più personali. Già come capitalista -e non certo proletaria-, cosmopolita con più cittadinanze, all’interno del PD stona non poco a tutela dei lavoratori: volete toglierle anche questo fiore all’occhiello?

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