Liza, la piccola con la sindrome di Down diventata simbolo dell’indipendenza ucraina

Una mamma e una figlia. Come se ne vedono tante nelle nostre città, a passeggio tra i negozi o magari al parco giochi, dopo la scuola. Facile immaginare la scena: una piccola con i capelli biondi, raccolti in una coda, un giubbino di jeans e le scarpe da ginnastica, mentre spinge il suo passeggino. E la mamma che la riprende, mentre parla e ride con lei.

Per poi postare il video su Instagram. Un’immagine che vediamo tutti i giorni, e che non ci stupisce, perché rappresenta la normalità. In Italia, così come nel resto d’Occidente. Una madre talmente fiera della sua piccola da volerla mostrare al mondo intero. Così faceva Ira, 32 anni, giovane mamma ucraina con sua figlia Liza, 4 anni. Capelli biondi e occhi chiari, come la madre. E qualcosa in più: un cromosoma 21. La sindrome di Down. Ma Ira ne è sempre stata orgogliosa e ha dedicato il suo profilo Instagram alla figlia. Tante foto, video e storie, per costruire un racconto quotidiano di cosa vuol dire essere madre di una bimba come Liza. “L.i.z.i.love”, il nome dell’account Instagram aperto da Ira e dedicato a raccontare la gioia di avere una bimba così meravigliosa. Scorrere quel profilo è un tuffo nella vita di una madre e di una figlia felici, tra giochi, fiori e sorrisi.

Giovedì Ira e Liza si trovavano a Vinnytsia, città lontana dal fronte più caldo della guerra, e per questo considerata sicura, ma che è stata colpita da un violento bombardamento delle forze armate di Putin. Bilancio: 23 morti, tra cui tre bambini. Uno di questi era proprio Liza. Colpita insieme alla mamma da un missile da crociera russo mentre erano di ritorno da un centro di logopedia. Pochi minuti prima, Ira aveva immortalato e diffuso su Instagram un video. Immagini, come tante che scorriamo sui nostri smartphone. Una mamma che cammina con sua figlia vicino. Bimba che, sentendosi più grande, vuole spingere da sola il suo passeggino. Lo stesso passeggino che le cronache giornalistiche dell’attacco missilistico russo ci hanno mostrato riverso a terra, sporco di fango e sangue, accartocciato su un corpicino straziato. Quello di Liza.

Una storia che ha fatto il giro del mondo e che molti hanno definito come il nuovo simbolo delle atrocità compiute da Putin nella sua guerra d’aggressione all’Ucraina. E probabilmente lo è, ma non solo per la ferocia e l’impatto emotivo che il massacro di una vittima innocente, una bimba di 4 anni, può suscitare. Perché la storia di Ira e Liza rappresenta molto di più.

La propaganda putiniana si affanna a sostenere che l’Ucraina non esiste, che non ha dignità di Nazione e che il suo popolo non è altro che russo. E che per queste ragioni Kiev deve arrendersi per tornare nelle braccia della Grande Madre Russia. La tesi del Cremlino è gli ucraini non sono europei e quindi occidentali. Da qui la strategia di comunicazione putiniana, incentrata sullo scontro tra due blocchi, da una parte l’Europa, la Nato e l’Occidente e dall’altra la Russia, che si batte solo per entrare nuovamente in possesso dei suoi possedimenti ‘storici’ (a partire dell’Ucraina), ‘ingiustamente’ sottratti dalle potenze occidentali. La storia di Liza e Ira smentisce questa retorica, perché le due ucraine sono sì un simbolo, ma della differenza culturale che divide Kiev da Mosca.

Ed è proprio l’attenzione rivolta ai bambini con disabilità a segnare la divergenza tra due popoli. Il profilo su Instagram creato da Ira per sua figlia Liza rispecchia l’approccio, tipico della cultura occidentale, di attenzione e cura dei bimbi più fragili e che hanno patologie o disabilità. Un atteggiamento che si declina anche nell’orgoglio di mostrare al mondo, anche attraverso i social come nel caso di Ira, un bimbo con la sindrome di Down. Scenario molto diverso da quello della Russia, dove abbandonare bambini con patologie è una pratica comune. E tutte le statistiche sono concordi nel dire che tra i bambini che vengono più frequentemente abbandonati in Russia sono proprio quelli nati con la sindrome di Down. Bambini che poi vengono raramente adottati e finiscono per crescere negli orfanotrofi russi.

Così come è molto alta l’incidenza degli aborti dopo diagnosi prenatali considerate ‘infauste’. In Russia avere un bimbo con una disabilità è culturalmente considerato uno stigma, soprattutto per le famiglie benestanti. Da qui il giudizio clemente riservato nei confronti di chi abbandona i bambini disabili o decide di abortire un piccolo con un cromosoma 21 in più. Come la piccola Liza, che insieme a sua madre, ha ricordato al mondo che ogni vita è preziosa e che come tale va accolta, protetta e custodita. E che la sacralità della vita e l’attenzione per i più fragili è una delle conquiste più importanti della civiltà occidentale.

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Paolo Quadrozzi
Paolo Quadrozzi
Giornalista pubblicista, laureato in Scienze politiche con un master di specializzazione in Relazioni Istituzionali e Public Affairs. Si occupa di comunicazione politica e istituzionale.

1 commento

  1. Bellissima storia di bimba disabile, certo da sottolineare. Ma l’articolo è di parte e di qualcuno che la storia la conosce poco. Storicamente è vero che gli Ucraini sono russi tant’è vero che nelle zone di Lwòw (Leopoli, città polacca nella storia prima delle spartizioni della Polonia degli anni 1772 e seguito), quando a seguito del patto Molotov-Ribentropp nel 1939 arrivarono i Russi, gli “Ucraini” li accolsero come liberatori. Poi quando nel 1940-41 arrivarono i tedeschi, gli UcrainiBanderisti, che avevano un progetto di creazione di un proprio stato (paragonabili a Bossi che voleva la Padania) e che avevano visto che i russi sovietici non glielo facevano fare, dicevo gli UcrainiBanderisti si allearono ai Tedeschi e da bravi alleati nel 1943 realizzarono le purghe etniche in Galizia e Wolynia massacrando i Polacchi, in totale ben 150mila Polacchi, massacrati bruciati vivi nelle case, nelle chiese.. Domenica 11 luglio 1943 è la domenica sanguinaria del massacro della Wolynia, quest’anno sono stati celebrati in Polonia i 79 anni da questo eccidio per il quale gli Ucraini non si sentono tanto in colpa visto che volevano creare l’Ucraina all’epoca… Bandera è il loro eroe perchè ha fatto emergere l’idea di farsi uno stato ucraino, come Bossi sarebbe eroe se avesse costituito la Padania indipendente.. Ma i Lombardi non sono meno Italiani dei Laziali, così come gli Ucraini non sono meno Russi dei Moscovi. La Crimea poi era dei Tatari, che sono stati nel 1858 circa ammazzati tutti dai Russi per abitarci loro e così la Crimea è diventata etnicamente Russa nella seconda metà dell’ottocento. Essendo mia nonna vittima delle purghe della Galizia e della Wolynia conosco la storia di prima mano e purtroppo testimonio che il popolo ucraino è un popolo molto molto crudele, nessun vicino ucraino aiutò mia nonna a salvarsi, presero tutto dalla sua casa, una vedova con due bambini, e dovette fuggire a piedi per 20 km per cercare l’aiuto della Croce Rossa alla quale i Tedeschi, sottolineo i Tedeschi, che erano più umani degli Ucraini, avevano permesso di organizzare convogli di evacuazione della popolazione polacca per sfuggire ai massacri ucrainobanderisti. Mia nonna è potuta fuggire solo perchè aveva conosciuto Bandera bambino, il quale dunque conoscendola col proprio ricordo di bambino le disse che non voleva sporcarsi le mani col suo sangue e le dava un giorno per andarsene. Mia nonna aveva chiesto se poteva rimanere, che fastidio dava una vedova con due bambini? Dava fastidio perchè etnicamente polacca, e qui si doveva fare l’UCRAINA ! Pulizia etnica ! Nessun vicino etnicamente ucraino l’ha aiutata, nemmeno ad andare in carro per i 20 km che separavano dalla Croce Rossa polacca, una donna con due bambini piccoli… nessun Ucraino l’ha aiutata, pur avendo vissuto in pace insieme nel villaggio per i trentacinque anni precedenti! Quindi, attenzione, gli Ucraini sono crudeli, crudeli, crudeli. Mai hanno ufficialmente chiesto scusa del massacro della Wolynia e considerano Bandera un eroe, a lui hanno intitolato strade e piazze, se lo sono tatuato sul petto…..

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