L’offensiva ucraina a Kursk: analisi ed evoluzione di un evento non indifferente

Saranno le innumerevoli rivolte succedute negli anni, quell’irrefrenabile voglia di essere indipendenti da un Paese che li vede come individui da educare secondo regole assurde, la volontà di ricostruire il proprio passato attraverso le proprie radici dopo l’invasione sovietica. Sarà l’attaccamento alla propria gente, agli uomini che hanno difeso le posizioni fino all’ultimo istante cadendo prigionieri del nemico o senza vita sulla terra nuda di un inverno nell’Europa orientale. Potremmo scegliere mille ragioni nel mucchio, ma gli Ucraini hanno deciso di battersi senza tregua per conquistare nuovamente le proprie libertà ed è questo ciò che conta nei nuovi aspetti che circondano e bucano il vetro protettivo di una guerra straziante.

L’offensiva di Kursk ha dimostrato che nonostante le difficili condizioni dell’esercito ucraino ed i numeri esigui rispetto a quelli delle truppe russe, la perseveranza può premiare l’audacia degli uomini che sanno destreggiarsi con lo scopo di annichilire l’avversario sfruttando ciò che hanno e  le condizioni favorevoli. Non era minimamente scontato un simile risultato in ambito militare, specialmente per le perdite subite nel corso del tempo ed una sequela di eventi che indicava una lenta caduta dell’ultimo fronte occidentale. La Russia ora dovrà fare i conti con questa anomalia del sistema, se così possiamo chiamarla, ma forse sarebbe corretto considerarla un merito per tutti quelli che non hanno mai pensato alla resa come ultima spiaggia.

La Russia, per ovviare al problema della nuova invasione ha allertato il Comitato dell’antiterrorismo evacuando non soltanto il confine della regione di Kursk, ma anche introducendo nuove restrizioni nelle regioni di Belgorod e Bryansk, che si troverebbero al confine ucraino. La Federazione russa non ha disdegnato l’uso di bombe termobariche molto potenti per provare a ricacciare indietro i soldati ucraini: più che una dimostrazione di forza, sembra un tentativo disperato di limitare un danno che a lungo andare potrebbe espandersi lungamente all’interno del territorio eurasiatico.

Persino la Bielorussia, ormai diventata un feudo russo sotto la giurisdizione di Lukashenko, dichiara di aver abbattuto dei droni ucraini che sorvolavano la capitale di Minsk: Qualcuno in passato pensava che l’Ucraina sarebbe facilmente caduta sotto il fuoco nemico, forse dovrà ricredersi ora che anche gli stati filo-Putin stanno iniziando a temere il lungo periodo di astio nutrito nei confronti della popolazione ucraina. Il dramma è che questa serie di eventi potrebbe espandere il conflitto su larga scala e di conseguenza sarà meglio evitare di coinvolgere terze parti: alcune  hanno responsabilità limitate per quanto reali. L’esclusiva concentrazione dell’Ucraina sul versante russo eviterebbe di farla passare dalla parte del torto e aspettare che siano gli altri a fare il primo passo.

Cedere all’impazienza non premia mai, lo dimostrano gli attacchi frequenti dei russi che hanno portato nella maggior parte dei casi l’uccisione di civili  e nient’altro. Essere d’esempio ed evitare di compiere massacri di vittime innocenti dovrebbe essere tra gli obiettivi principali dell’esercito ucraino in questo momento, perché  stragi come quella di Bakhmut dimostra quanto possa essere crudele ed ingiusta la guerra.

Forse l’ingresso dei droni in territorio bielorusso dev’essere stata una semplice provocazione, ma sappiamo perfettamente che questo genere di azioni – così come accaduto in Medio Oriente negli ultimi giorni – rischia semplicemente di aggravare la situazione. Ora più che mai sarà necessario mantenere il sangue freddo per l’esercito ucraino, per evitare di vanificare lo sforzo compiuto fino a questo momento.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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