Le opposizioni tutte, compreso il sedicente centrista Matteo Renzi, non essendo provviste di argomenti seri e soprattutto interessanti per la vita quotidiana degli italiani, da opporre all’azione del Governo Meloni, si sono attaccate alla vicenda del famigerato generale libico Almasri, arrestato in Italia e poi rimpatriato, come se essa fosse la priorità delle priorità di questa Nazione. Alcuni giornali, più realisti del re, giungono addirittura a pubblicare notizie infondate come ha fatto Avvenire, che ha provato a spacciare per certo l’avvio di un fascicolo di indagine a carico dell’Italia per il caso Almasri da parte della Corte penale internazionale. Però, il Governo non ha ricevuto alcuna notifica in tal senso e la stessa CPI ha provveduto a smentire subito l’ipotizzato inizio di indagini dell’Aja sull’operato italiano nella scarcerazione del generale. Un rifugiato sudanese, che si è dichiarato vittima di torture inflittegli da Almasri quando questi dirigeva un campo di prigionia in Libia, ha sì presentato una denuncia all’Aja legata al rimpatrio del libico, ma, come è stato precisato, le segnalazioni che giungono alla Corte e che chiunque può presentare sono moltissime e non danno immediata origine ad un procedimento perché prima devono essere vagliate e la verifica sulla loro fondatezza può durare mesi, quindi, i redattori di Avvenire hanno corso un po’ troppo. In ogni caso, bisognerebbe indagare piuttosto la Corte penale internazionale perché, come ha fatto presente a Montecitorio il ministro della Giustizia Carlo Nordio, l’Italia, suo malgrado, è stata costretta a procedere al rimpatrio da un pasticcio combinato dalla CPI, già destinataria di sanzioni americane per il vergognoso mandato d’arresto spiccato ai danni del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Le sinistre, per le quali esiste solo più il problema Almasri, hanno chiesto al Governo di riferire in Parlamento quanto prima in relazione al ritorno in Libia del discusso generale e l’esecutivo non si è certo tirato indietro. Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno svolto un’informativa precisa e dettagliata presso la Camera dei Deputati, mettendo in luce gli errori grossolani contenuti nel mandato d’arresto della Corte a carico di Najem Osama Almasri, accusato di gravissimi reati, ma per un periodo di tempo troppo lungo e vago, dal 2011 al 2015. Persino un Giudice della stessa CPI, Maria del Socorro Flores Liera, ha rilevato tale vizio e ha votato no alla richiesta di arresto. La presenza e la scrupolosità di Piantedosi e Nordio non sono comunque bastate a placare le opposizioni, interessate, lo abbiamo ben compreso, a strumentalizzare bassamente il rimpatrio di Almasri al di là di ogni spiegazione razionale fornita dal Governo. Secondo PD, M5S e compagni, l’informativa doveva essere illustrata alla Camera da Giorgia Meloni, ma la richiesta delle opposizioni è stata solo una forzatura strumentale, utile a fare un po’ di cancan in Parlamento e sui media. Il Governo e la premier hanno lasciato lo spazio per i chiarimenti a Montecitorio ai ministri competenti, che, in un affare come quello del libico Almasri, sono proprio i titolari di Interno e Giustizia. Ma i poveretti delle opposizioni, poveri di contenuti credibili e di senso dello Stato, sono passati agli insulti verso la premier Giorgia Meloni, descritta come vile, come Presidente del Coniglio da Elly Schlein, (accipicchia Elly, un sense of humor che può insidiare il primato dei grandi comici), come omino di burro da Matteo Renzi. E’ quasi inutile ribadire una cosa che la maggioranza degli italiani ha già compreso e che sfugge solo alla neo-cabarettista Elly e all’omuncolo Renzi, ovvero, che se c’è un aspetto caratteriale che non ha mai sfiorato Giorgia Meloni, è quello della codardia. Una persona timorosa e vigliacca in politica non abbandona un partito grande e forte com’era all’epoca il Popolo della Libertà per scommettere sulla rinascita della destra con un ridotto pacchetto di voti. In quanto a coraggio, Matteo Renzi, il quale vede omini di burro a Palazzo Chigi, è stato uno dei presidenti del Consiglio italiani più servili della Storia repubblicana, in genuflessione peraltro davanti ai poteri meno utili per l’interesse nazionale. Durante il Governo Renzi e in occasione della visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rohani furono coperte le statue dei Musei capitolini per non turbare la sensibilità del fondamentalista islamico ospite. L’Italia, con Renzi a Palazzo Chigi, si inginocchiava dinanzi ad Angela Merkel per strappare un po’ di tolleranza teutonica ed europea circa le finanze pubbliche italiane, e in cambio di un piatto di lenticchie si lasciava invadere dalla immigrazione clandestina. Non finiscono qui comunque gli episodi di viltà del premier Renzi e potremmo continuare a lungo.
Nel 1994, quando Silvio Berlusconi scese in campo, Matteo Renzi divenne campione del gioco “la ruota della fortuna” e vinse ben 48 milioni di vecchie lire (che c…). Esattamente 20 anni dopo (2014), col “Patto del Nazareno” ci prese tutti per il c… (i fondelli). Poi, dopo aver fatto uno sgarbo ai suoi amici sinistroidi, fu inquisito con tutta la sua famiglia, così come si confà a tutti i simpatizzanti di centro destra. Anche qui, nonostante le note vicende delle banche fallite (vedi Boschi), ne venne fuori (anche qui) alla grande. Decisamente il c… non lo aveva abbandonato. Ad oggi, dopo tutti questi anni, la fortuna è sempre dalla sua parte, anzi ce l’ha addirittura dipinta in volto…
Già…..