Com’era del tutto prevedibile, la mossa politica del presidente francese Emmanuel Macron, realizzata in occasione del secondo turno delle legislative d’oltralpe, ha scaraventato la Francia in un vortice di ingovernabilità e dure tensioni fra i partiti. Per il secondo round delle elezioni legislative, svoltosi il 7 luglio scorso, la coalizione centrista Ensemble, facente capo a Macron, e l’alleanza di estrema sinistra del Nuovo Fronte Popolare, capeggiata dal tribuno rosso Jean-Luc Melenchon, si sono accordate, dopo una forte spinta in tal senso da parte dell’Eliseo, per sbarrare la strada alla inequivocabile avanzata elettorale del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella mediante patti di desistenza nei vari collegi. Come ricordiamo tutti, questa operazione ha determinato un netto stravolgimento rispetto ai risultati del primo turno, con il NFP di Melenchon passato in testa, i macroniani di Ensemble divenuti secondi e il RN piazzatosi terzo. Però, nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta di 289 seggi, necessaria per formare un governo. Visto che i macroniani non vogliono dare vita ad una coalizione con la sinistra del Nuovo Fronte Popolare, e di sicuro non si può chiedere alcuna forma di aiuto alla destra di Marine Le Pen, la creazione di un governo a Parigi è diventata un rebus complicatissimo, per non dire impossibile, e tutt’oggi, dopo quasi due mesi dalle legislative, la Francia è priva di un esecutivo. Su La Voce del Patriota, commentando a caldo l’esito del secondo turno del voto francese e delle losche desistenze fra Ensemble e NFP, abbiamo fatto riferimento, in maniera chiaramente ironica, ad un grande capolavoro politico edificato da Emmanuel Macron. Fra poco è settembre e la Republique non ha ancora un governo, perciò, dobbiamo rinnovare i nostri complimenti, sempre ironici, va da sé, per la formidabile opera realizzata dall’inquilino dell’Eliseo. Si tratta di un disastro immane provocato da chi, assai stupidamente, si è posto il solo obiettivo di fermare la corsa del Rassemblement National, ma non si è preoccupato del dopo e del bene generale della propria Nazione. Al fine di rallentare il percorso dei “fascisti” della Le Pen è stato regalato il primo posto ai comunisti di Jean-Luc Melenchon, perché quello sono, al di là dei nomi di partiti e coalizioni, La France Insoumise e Nuovo Fronte Popolare. Melenchon chiude i propri comizi con il pugno chiuso, è anti-occidentale conclamato e non mancano pregiudizi antisemiti verso Israele e gli ebrei. Poi, gli estremisti dovrebbero essere quelli del Rassemblement National. Macron ha usato questi signori in funzione anti-RN, ma ora rifiuta sdegnosamente di accordarsi con loro per la formazione di un governo, costringendo la Francia all’impasse istituzionale. Il presidente ha sopravvalutato la propria intelligenza e invece doveva aspettarsi, oltre alla punizione preparata per Marine Le Pen, un sorpasso della sinistra estrema considerato che il suo centrismo lib-lab non ha più slancio elettorale. Adesso, Melenchon e compagni pretendono, essendo comunque arrivati primi al secondo turno e non si può dare loro nemmeno torto. Non hanno raggiunto la maggioranza assoluta, ma, avendo agguantato il primo posto, chiedono di dire la loro e non accettano che Emmanuel Macron sia il solo manovratore della situazione. Vogliono un premier della loro parte e hanno fatto il nome di Lucie Castets, subito bocciato dall’Eliseo. Davanti al niet macroniano La France Insoumise, il partito di Melenchon che fa parte della più ampia alleanza di sinistra del Nuovo Fronte Popolare, ha dichiarato di voler presentare in Parlamento una mozione per la destituzione, (sì, proprio così), del presidente Emmanuel Macron, che sarebbe malato, secondo la sinistra d’oltralpe, di autocrazia. La France Insoumise sottoscriverà inoltre una mozione di sfiducia contro qualsiasi proposta di primo ministro diverso da Lucie Castets. Macron, pensando solo a come bloccare in qualche modo Le Pen e Bardella, ha regalato la vittoria, per quanto di Pirro, ai comunisti ed ora essi reclamano la sua testa, ma monsieur le president si merita tutto questo. Il presidente francese è uno dei rappresentanti di quella classe dirigente europea che finora ha anteposto con ben poca lungimiranza le chiusure ideologiche nei confronti di avversari scomodi, le destre patriottiche e conservatrici, all’interesse comune dell’Europa. Il Vecchio Continente si deve liberare da questo modo di fare politica, altrimenti, rimarrà un nano in mezzo ai grandi blocchi del mondo.
Il comportamento di Macron dimostra, ma già si poteva immaginare, che quando si costruiscono alleanze non sui programmi, ma solo contro qualcuno, non si va da nessuna parte e tristi saranno i prossimi mesi per il presidente vista la sciagurata norma che impedisce di indire nuove elezioni prima di un anno.
Caro Roberto
i tuoi articoli fanno sempre riflettere, che è la cosa migliore per una pubblicazione politica.
Nella mia ignoranza non so se il sistema costituzionale francese permette al Parlamento di destituire un Presidente eletto dal popolo.
Non ho idea di cosa si inventerà Macron, è uomo di ingegno all’altezza dei migliori trasformisti italiani, staremo a vedere anche se non sarà un bello spettacolo, per la Francia, per l’Europa e purtroppo neanche per noi.
Ma una cosa deve imparare il Rassemblement National, una cosa che Giorgia ha capito da un pezzo e forse un poco alla volta stanno comprendendo Trump e la Harris: non si vince chiamando a sé le frange radicali del proprio schieramento, ma conquistando il Centro, che in Francia potrebbero essere i Gollisti.
Fare appello ai propri elettori radicalizzati aiuta ad avere una forte minoranza, quindi a sopravvivere, ma non porterà mai al governo. Le Pen e Malenchon hanno fatto questo regalo a Macron, in qualche modo anche loro, in conseguenza, hanno pensato più al proprio orticello piuttosto che al Paese.
Lo capirà il RN?
Con affetto
Alessandro