Il gruppo militante Hezbollah, il movimento politico e paramilitare filoiraniano libanese, promette una rappresaglia contro Israele, dopo averlo accusato di fare esplodere dei “cercapersone” (beepers) simultaneamente in tutto il Libano, con undici vittime fatali e quasi 4.000 feriti, quasi tutti combattenti di Hezbollah. È rimasto ferito anche l’ambasciatore dell’Irán in Libano, Mojtaba Amani; almeno 400 tra i feriti versano in gravi condizioni.
Le esplosioni sono iniziate circa alle 15:30 locali nel sud del paese, nella periferia sud di Beirut, in località conosciuta come Dahiyeh e nella valle orientale di Bekaa, tutti capisaldi del gruppo militante.
Le esplosioni sono andate avanti per circa un’ora: infatti, testimoni e residenti di Dahiyeh hanno dichiarato che si potevano ancora sentire verso le 16:30.
Alcune esplosioni si sono prodotte dopo che l’apparato aveva segnalato l’arrivo di un messagio. Quindi molti combattenti tenevano il dispositivo nelle mani o addirittura vicino al volto. In altri casi, l’apparato si trovava agganciato alla cintura, provocando gravi lesioni addominali.
I combattenti di Hezbollah, alleati di Hamas, avevano iniziato a usare questo tipo di dispositivo a bassa tecnologia per cercare di evitare di essere rintracciati dalle forze israeliane, come spesso succedeva con i telefoni cellulari. Un cercapersone è un dispositivo di telecomunicazione obsoleto, che riceve e mostra messaggi senza poterli inviare, però funziona con onde radio e, pertanto, è molto più difficile intercettarlo e impossibile geolocalizzarlo.
“Non si tratta di un attacco contro una, due o tre persone, ma un’intera nazione”, ha detto Hussein Khalil, un alto funzionario di Hezbollah.
Le immagini registrate negli ospedali e diffuse sulle reti sociali sembrano mostrare persone con lesioni di diversa entità, molte volte nel viso, dita amputate e ferite profonde nella zona addominale e lombare.
Le prime immagini dei dispositivi distrutti mostravano nella parte posteriore un marchio ed etichette che coinciderebbero con i cercapersone fabbricati da Gold Apollo, una compagnia con sede in Taiwán, d’accordo a Reuters.
Il Ministero degli Affari Esteri del Libano ha qualificato le esplosioni come un “attacco cibernetico israeliano”, però senza poter fornire dettagli o informazioni che portino a questa conclusione. Il ministro dell’Informazione del Libano ha detto che l’attacco è un colpo diretto alla sovranità del paese.
Oltre che in Libano, alcuni dispositivi sono esplosi anche in Siria, dove sono morte sette persone, d’accordo a Saberin News, che risponde alla Guardia Rivoluzionaria iraniana.
Da parte sua, l’esercito israeliano rifiuta qualsiasi commento e non risponde alle domande relative alla questione delle esplosioni.
Da parte loro, gli Stati Uniti negano di essere stati coinvolti e affermano di non aver avuto informazione previa quanto stava per accadere. “Vi posso dire che gli Stati Uniti non sono stati partecipi di questa operazione. Non erano a conoscenza di questo incidente con anticipazione e, in questo momento, stiamo raccogliendo informazioni. Invitiamo Iran a non approfittarsi di nessun incidente per cercare di sommare maggiore instabilità alla regione ed aumentare ancora di più le tensioni esistenti”, ha detto il portavoce del Dipartamento di Stato, Matthew Miller.
Anche se Israele non fosse direttamente responsabile delle esplosioni (si sospetta di un carico di cercapersone intercettato dai servizi israeliani, che avrebbero sabotato gli apparati con pile esplosive), sicuramente Hezbollah darà corso alle sue minacce, con la probabilità sempre più alta di un’ulteriore scalata del conflitto mediorientale, quando ancora non è trascorso un anno dall’attacco del 7 ottobre che ha scatenato la guerra.