Ancora una volta l’opposizione accecata dal solito pregiudizio ideologico cui purtroppo ci ha abituato lancia accuse false e deplorevoli al governo Meloni. Questa volta al centro del polverone mediatico è la nomina del presidente di Ales – Arte Lavoro e Servizi S.p.A., Fabio Tagliaferri, imprenditore e ex consigliere comunale, assessore e vicesindaco di Frosinone. Secondo le illazioni della sinistra questo signore non sarebbe abbastanza competente per ricoprire la presidenza della società di servizi del Ministero della Cultura che offre, appunto al Ministero, ausilio nella gestione, conservazione e promozione del patrimonio artistico e culturale italiano. Questa postulatoria premessa avrebbe fatto arrivare gli esperti della politica di sinistra alla conclusione che Tagliaferri è stato nominato solo perché amico delle “sorelle Meloni”. Andando oltre la bassissima eleganza di un’accusa ad personam, al secolo “fallacia ad hominem”, un errore logico molto sgradevole, sono stati lanciati allarmi di assumificio e amichettismo che il governo Meloni farebbe assumendo persone di fiducia che ricambierebbero il “favore” con cospicue donazioni al partito di Fratelli d’Italia. Un’artificiosa impalcatura montata ad hoc dall’opposizione, perorata addirittura da interrogazioni parlamentari a riguardo per far luce “sulle carenze professionali” delle nomine dell’attuale governo, che però è crollata immediatamente non appena messo mano ai dati sulle assunzioni fatte durante i governi di centro-sinistra e sui conti bancari di Ales. Andando infatti ad analizzare questi numeri si può immediatamente notare che la destra con i 2.207 dipendenti attualmente attivi c’entra ben poco e Fratelli d’Italia di fatto nulla. Infatti, il picco di crescita dell’occupazione si è verificato nel 2021, durante i governi Conte II e Draghi, con un aumento del 30%, equivalente a 426 nuove assunzioni. Questo avveniva prima dell’insediamento del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni a fine 2022. Nel 2024 si contano 335 assunzioni, più di 100 in meno rispetto al 2023, con un rapporto tra nuove assunzioni e organico del 15%, il più basso dal 2015 come mostra anche la tabella seguente. Una storia che, se non avesse procurato un danno erariale di quasi cinque milioni solo negli ultimi tre anni e di loschi accordi politici e commerciali con banche che strizzano l’occhio al PD, sarebbe quasi da commentare simpaticamente con l’espressione folkloristica del “bue che chiama cornuto l’asino”. Purtroppo c’è poco da ridere. Non solo i dati sulle assunzioni di Ales negli ultimi dieci anni dimostrano che se di amichettismo si deve parlare riguarda proprio la gestione dei governi rossi ma anche strani accordi con le banche Monte dei paschi di Siena e Passadore, che mantenevano i tassi di interesse dei conti bancari di Ales allo 0%, come mostrato su alcuni quotidiani nazionali dagli estratti conto, non facendogli maturare interessi attivi. Uno scandaloso e increscioso ammanco a cui Tagliaferri ha provveduto subito a sanare. Ora grazie al neoeletto “incompetente” presidente i tassi di interesse attivo generano una plusvalenza di oltre due milioni di euro annui alla società per azioni Ales. Non male davvero per una persona accusata di essere “professionalmente non adatto” a ricoprire il ruolo di presidente, come se possedere un autosalone e aver fatto politica nel comune di Frosinone fosse motivo di vergogna. Si dovrà fare sicuramente luce su questa grave malagestione e su questi strani accordi fatti con istituti bancari che ne hanno guadagnato svariati milioni di euro. Sarebbe il caso che l’opposizione facesse meglio prima di accusare il governo di amichettismo, chiedere interrogazioni parlamentari per “carenze di requisiti e di criteri di selezione oggettiva”, e puntare il dito contro onesti professionisti che si mettono a servizio della Pubblica Amministrazione di controllare in casa loro se sia tutto in ordine.