Il modello di esternalizzazione delle frontiere piace all’Europa e ai suoi vertici. Il modello creato e ideato da Giorgia Meloni per difendere i confini italiani ha preso il largo nel continente, convincendo del fatto che la gestione dei flussi migratori non può tradursi in una mera divisione dei migranti tra i vari Paesi europei. Il punto della questione è proprio questo: capire che la lotta all’immigrazione clandestina, che dovrebbe essere combattuta da tutti in quanto lotta contro sistemi mafiosi che agiscono contrariamente alle legislazioni nazionali, passa giocoforza per un maggiore presidio delle nostre frontiere. Tradotto: si entra in Italia, e dunque in Europa, soltanto legalmente.
La rotta è tracciata: difesa dei confini
Il Piano è stato presentato ieri in conferenza stampa da Magnus Brunner, commissario all’Immigrazione e Affari interni, il quale ha specificato che l’intenzione è quella di lavorare su una “nuova possibilità”, puntando su due direttrici simili: il “modello Albania”, quello appunto italiano ideato dal governo Meloni, nei cui centri vengono ospitati i clandestini provenienti da Paesi definiti ‘sicuri’ e che quindi possono accedere alle procedure accelerate di rimpatrio; e il “modello Ruanda”, quello britannico, ideato dal predecessore del premier Keir Starmer, Rishi Sunak, ma nei fatti mai applicato perché subito smantellato dal laburista, che invece prevede il trasporto dei migranti irregolari nel paese africano, dove procedere con le valutazioni delle richieste di asilo. Due misure che mirano a sfruttare l’effetto deterrenza dell’allontanamento del migrante dal suolo europeo. Ci potrebbe essere, d’altronde, l’intenzione, anche da parte del governo, di trasformare i centri in Albania in veri e propri Cpr, dove ospitare anche i migranti in attesa delle valutazioni delle loro richieste di asilo. In ogni caso, la rotta è tracciata: difesa dei confini. “Sui centri di rimpatrio, stiamo creando lo spazio per gli stati membri, in un certo senso, per esplorare nuove soluzioni per il rimpatrio, ovviamente solo per le persone che non hanno il diritto di rimanere nell’Unione Europea. Stiamo creando il quadro giuridico, non stiamo creando il contenuto”, ha detto Brunner. Come da lui dichiarato, il nuovo regolamento “si applica ai migranti a cui è stato rifiutato l’asilo o che hanno già avuto un ordine di espulsione”.
Nessun pericolo per i diritti del migrante
L’attenzione è anche ricaduta, quindi, sul rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario. Un fattore che preoccupa parecchio, uno dei pochi punti su cui si basa la critica della sinistra buonista. Ma, così come in Italia, dove, al di là di facili proclami, vengono garantiti i diritti di tutti e vengono rispettate tutte le sentenze, anche quelle più ideologiche, allo stesso modo in Europa ci si è preoccupati di tutelare i diritti dei migranti specificando che i return hubs potranno sorgere soltanto in Paesi che rispettano i diritti fondamentali, il diritto internazionale, la cui conformazione statale rispetta gli standard europei. Si tratta probabilmente di Paesi dell’Est europeo, specialmente quelli che hanno inoltrato richieste di adesione all’Unione europea.
Malgrado ciò, la protesta della sinistra, specialmente quella italiana, non si placa. Dai Verdi, Leoluca Orlando, membro della commissione europarlamentare Libertà civili, Giustizia e Affari interni, dichiara: “Anziché lavorare a un sistema di rimpatrio sicuro, equo ed efficiente, la Commissione è disposta a rinunciare ai diritti umani e a una politica basata su dati concreti per assecondare i populisti”. Ma da Fratelli d’Italia la posizione è diametralmente opposta: per il deputato e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito, Sara Kelany, “altro che contrasto con il diritto europeo: le soluzioni innovative, come il protocollo sottoscritto con Tirana, entrano a pieno titolo nella strategia europea per il contrasto all’immigrazione irregolare. Mentre l’opposizione plaude alla decisione di risarcire un gruppo di migranti entrati in Italia violando le leggi dello Stato, noi continuiamo a difendere la legalità e i confini con proposte di buon senso che ormai sono maggioritarie anche in Europa”.