Attraverso un video sul suo canale YouTube il garante del Movimento 5 Stelle segna la fine del partito del “Vaffa”: “Il Movimento è morto, stramorto”. Parole pronunciate su un carro funebre con l’inno alla gioia di Beethoven in sottofondo. Ma il vero bersaglio dell’invettiva di Beppe Grillo, ormai ex leader dei pentastellati, è Giuseppe Conte, l’uomo che di fatto lo ha escluso dal M5S: “Siete diventati un partito che segue un Oz, un partito di gente che non conosco più. Infatti quando venivo giù, in quel famoso ufficio che mi era stato concesso non c’era nessuno, non veniva nessuno. Avevo già perso, lo capivo, io ho già perso, però i valori li abbiamo fatti con Casaleggio, che ci ha messo l’intelligenza, io ci ho messo il coraggio e milioni di italiani ci hanno messo il cuore. Sono queste le tre cose che hanno fatto sì che il Movimento avesse un’identità”. Per poi aggiungere: “Non so quale narrazione vi e’ stata fatta, ma io come garante non intervenivo in nulla. Tutti i miei progetti non arrivavano al mago di Oz perché non si faceva mai trovare”. Questa “è stata la carta vincente per disintegrare il movimento nella sua identità”. Grillo si definisce il “custode dei valori” ormai “traditi” e continua il suo attacco frontale a Conte: “Il M5s è sceso dal 25% a meno della metà. E mi si accusa di essere il padre padrone. Il mago di Oz mi ha accusato di essere il sopraelevato. Dal suo punto di vista da un sottopassaggio è chiaro che mi vede come il sopraelevato. Lui ha questa leggera psicosi”, ha aggiunto il comico. “La politica oggi – ha proseguito – è da analizzare sotto il profilo neurologico. Perché sono sindromi queste: lui soffre di questa sindrome ripetitiva e compulsiva di proiezione a specchio. Butta sugli altri quello che è già lui”. “Io e Casaleggio – ha spiegato – non abbiamo mai avuto titoli per fare ministri o altro. E poi il M5S si è trasformato in un partitino progressista, con questi giochetti che faceva neanche la Dc di vent’anni fa. Io ti appoggio il candidato Pd in Liguria e in Emilia e tu mi appoggi il ‘ch’aggia fa’ con gli autobus e la scorta in Campania. Questi giochetti qua, hanno trasformato questo partitino in niente. Non c’è più niente”.
La sentenza finale sull’ormai svanito Movimento 5 Stelle la mette colui che l’ha creato. Chi abbia ragione tra lui e Conte lo decideranno gli iscritti pentastellati all’Assemblea Costituente del 5 dicembre, di certo il Movimento che si definiva rivoluzionario non c’è più. Quello di oggi è un partito legato alle poltrone guidato da chi farebbe di tutto per riconquistare un posto al sole, anche allearsi con il Pd, nonostante le idee condivise siano pochissime.