Volendo parafrasare Carlo Verdone, ci potremmo chiedere: “Ma ‘sta RAI, ce serve o nun ce serve? Perché se nun ce serve via, chiudiamola, asfaltiamola. Immaginate, signore e signori, quante belle frequenze recuperate da poter vendere sul mercato libero; calcolate quanto denaro da poter incassare per lo Stato, e per noi contribuenti che tutto il carrozzone manteniamo, quanto risparmio! Sì, dirà qualcuno, ma poi che ci guardiamo in TV?
Scherzate? Oggi con un’antenna di medio costo, rischi di captare in chiaro sul digitale terrestre, almeno 300 canali diversi. Se non bastasse, ci sono network televisivi a pagamento che costano proprio poche lire, che praticamente tutti si possono permettere, e che trasmettono film e telefilm h24, rendendo davvero difficile non trovare almeno un programma che ti vada di vedere a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Quindi, ritorniamo alla domanda iniziale: ci serve la RAI?
Sicuramente, ci è servita. Negli anni lontani quando esisteva un solo canale televisivo, e trasmissioni “Non è mai troppo tardi”, a cura del grande Maestro Manzi, trasportarono gli italiani fuori dall’analfabetismo; come quando uno scienziato come il professor Medi ci prese per mano e ci condusse a scoprire il cosmo, prima della conquista della luna e durante, mentre Tito Stagno ce ne faceva la telecronaca. Ma ora?
Le tecnologie sono cambiate, ognuno di noi può comunicare facilmente con il resto del mondo, basta un telefonino, e può informarsi e leggere anche i quotidiani della Corea del Nord seduto comodamente sul divano di casa. Perciò, che senso ha nel terzo millennio pagare per tre reti diverse, svariate redazioni giornalistiche, il tutto per accontentare un gruppo di politici che ormai non sono più nemmeno egemoni?
Federico Mollicone deputato di Fratelli d’Italia, presente anche in commissione di vigilanza RAI ha denunciato giorni fa il Pd che “risulta essere sui teleschermi italiani tuttora il più presente partito in tutte le fasce orarie. Prevalendo addirittura – ha denunciato il parlamentare – in trasmissioni di intrattenimento come UnoMattina e Tv7.
Con il risultato che, alla faccia della par conditio tanto sbandierata dalla sinistra, in un’informazione monopolizzata dal governo con interviste per il 43 per cento del tempo a suoi esponenti, il Pd riesce a collezionare dichiarazioni per ben il 16 per cento. Forza Italia si salva con quasi il 14% che non ha riscontri in alcuna sede, Fratelli d’Italia parla solo per l’1,6 del tempo graziosamente concesso dai tiggi’. Leu addirittura va poco meglio con l’1,9. Il che significa che partiti e governo parlano per 171 minuti nel mese di gennaio, a FDI poco meno di quattro minuti. E pensare che abbiamo creduto tutti che l’arrivo di Foa avrebbe un po’ cambiato le cose…
Ma non basta. Fosse solo il problema della lottizzazione, in Rai ce ne sono tante di stramberie, alcune che riguardano pure bei soldini. Ad esempio, vi ricordate il sistema di voto adottato al Festival di Sanremo, quello che vi ha messo nella possibilità di votare la vostra canzone preferita al modesto costo di 0,51 centesimi a voto, salvo poi scoprire che il vostro voto non sarebbe valso a nulla perché a stabilire la vittoria ci sarebbe stata un’apposita giuria (anzi, due, comunque stessa marmellata) costituita da amici degli amici tutti rigorosamente “politically correct”?
Ebbene, ecco un altro esempio per tentare di comprendere questo carrozzone involuto su se stesso, costruito su decenni di connivenze, amicizie più o meno inconfessabili, voto di scambio, stipendifici, posteggio per amanti superate da mettere a tacere.
E noi tutti chiamati a tenerci sulle spalle la baracca senza che ci sia uno scopo. Senza che ce ne sia bisogno. Basterebbe per lo Stato un solo canale pubblico, magari sul modello inglese della BBC, o magari con un modello tutto nuovo da ribattezzare “all’italiana”, dove fare solo informazione e magari qualche programma di pubblica utilità, come Chi l’ha visto, dove non serve foraggiare con qualche milione la ridicola Littizzetto e lo schieratissimo Fabio Fazio.
Un risparmio enorme per le nostre tasche, ma anche per il nostro benessere mentale.