Macronomicon, la Repubblica francese degli incolori

La presenza di Emmanuel Macron all’Eliseo è senza alcun dubbio uno dei peggiori eventi che la politica francese potesse mai immaginare: la sua carriera politica è costellata di novelle dell’orrore da fare invidia al Necronomicon di Howard Philip Lovecraft. La somiglianza tra lui e Lovecraft risiede soltanto nella statura per essere generosi, tuttavia le decisioni del PDR  prese in questi anni, potrebbero tranquillamente far parte di un nuovo genere letterario dell’orrore a tema politico. Nel corso del tempo la Francia ha subito devastazioni dovute al terrorismo islamico, alla criminalità organizzata fino ad arrivare ai Gilet gialli ed agli agricoltori. E’ successo di tutto dopo la sua elezione nel 2017, un inevitabile fardello di cui il popolo francese si è fatto carico a malincuore. Costui di liberaldemocratico non ha proprio nulla: le ha provate tutte pur di ostacolare Marine Le Pen, creando una massa informe di partiti e coalizioni che sembra quasi “Il Colore venuto dallo spazio”, in riferimento allo scrittore di Providence di cui si è parlato all’inizio del testo.

Non è il caso di dire “Se lo conosci, lo eviti”, visto che il suo partitino è riuscito – non si sa bene come – ad ottenere comunque i voti necessari per una boccata d’ossigeno fino alla prossima tornata elettorale. In Europa a giugno è andata diversamente, ma a livello nazionale cerca di controllare tutto come può, vincendo con sotterfugi mentre le piazze bruciano. Uno stratega luciferino che in astuzia non ha nulla da condividere con Temistocle, Macròn non è infatti attaccato tanto alla Patria quanto alla sua comoda poltrona nei posti di comando, noncurante del fatto che il potere è logorante e per nulla infinito.

Ne ha combinate di tutti i colori senza mai dare spiegazioni, l’apogeo della sua malintenzionata gestione si è verificato con le Olimpiadi francesi, in cui oltre alla sciagura del woke abbiamo assistito a tanti atleti italiani che hanno lamentato condizioni nutrizionali e vivibili non a norma. Un evento sportivo internazionale di chiara fama che si è palesato come un corpo senza vita e galleggiante sulle acque della Senna, inquinata fino al midollo. Altro che depurazione ed investimento, il fiume francese ha da tempo immemore le sembianze del Flegetonte infernale, sebbene qualcuno abbia provato a spacciarlo per il Leté o l’Eunoé nel Paradiso dantesco.

Lucignolo dei suoi pinocchi, qualunque Premier venga scelto da Macròn, fallisce miseramente il compito assegnatogli: da Edouard Philippe fino a Gabriel Attal, non ne hanno trovato uno come si deve. Le pensioni, le tassazioni elevate, i prezzi dei beni di prima necessità e i salari sono solo alcuni dei problemi che da tempo attanagliano la Francia, rimaste irrisolte per 7 anni e forse anche di più. L’ultimo tassello dell’opera potrebbe essere proprio Barnier, un uomo che definire di destra è un bel complimento, visto che la sua Leadership è stata fortemente voluta dal fondatore di “En Marche!”, nonché simbolo del disfattismo politico.

Il Presidente della Repubblica francese deve aver ripreso da Francois Mitterand: certo era imprevedibile che l’allievo riuscisse a superare il maestro fino a questo punto, per lui nessuna damnatio memoriae, perché l’augurio è quello che la futura classe dirigente non dimentichi mai chi l’ha preceduta nel corso del tempo. Non esiste futuro per chi non conosce gli errori dei suoi predecessori: nel caso presente, non dovrebbe essere poi così difficile per le nuove leve sapersi distinguere nel bene – anche di poco – da Emmanuel Macròn, ingegnoso soltanto per i tornaconti personali.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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