“Leggendo delle rinnovate critiche svolte da alcuni sul libro riguardante la mafia nigeriana alla cui stesura ebbe a partecipare, all’epoca, l’attuale presidente del Consiglio, non si può che rimanere basiti. Continuare a negare o a sminuire il fenomeno in questione vuol dire, sostanzialmente,
favorirne la proliferazione, proprio come avvenne con la nostra mafia che, inizialmente non riconosciuta, per dolo o negligenza, da chi di dovere, ebbe così modo di crescere e di annidarsi, come un cancro, nei gangli più disparati della società, come d’altronde ebbero a rimproverare Falcone, Borsellino, Chinnici e tutti i magistrati del pool antimafia che portarono Cosa Nostra alla sbarra nel primo grande maxiprocesso celebratosi nel 1986 a Palermo ai loro predecessori”.
A dichiararlo ai microfoni di Adnkronos è Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e
legale della famiglia della giovane uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio del 2018, delitto per cui è stato condannato all’ergastolo Innocent Oseghale. La famiglia di Pamela ha sollevato interrogativi e sospetti su suoi possibili legami con la mafia nigeriana.