La nuova trovata delle Ong è dichiarare la presenza a bordo di migranti con una certa malattia e approdare nel porto in cui si desidera anche se la malattia è un’altra. Può essere un errore umano o maggiore precauzione, ma i fatti fanno pensare in modo diverso.
Sbarcano tutti a Palermo
Protagonista della nuova vicenda, come racconta Libero, è la Sea Watch. La Ong tedesca doveva dirigersi verso Ravenna, il porto sicuro dove le autorità avevano deciso di far approdare i 49 migranti presi nel Mediterraneo dall’organizzazione umanitaria. Arrivano però maggiori informazioni dall’imbarcazione: alcuni dei migranti a bordo hanno il “vaiolo delle scimmie” e vanno fatti scendere al più presto per potersi curare. Ecco, allora, la deviazione, disposta dal tribunale di Palermo: la nave può attraccare al porto del capoluogo siciliano. Le visite però dicono tutt’altro: non è vaiolo delle scimmie, ma scabbia. Nessun allarme, dunque. Le autorità fanno scendere chi ne ha più bisogno: minorenni non accompagnati, una donna incinta, alcuni migranti che devono essere controllati. Tra di loro nessuno ha il vaiolo delle scimmie. E l’Ong, attivissima anche sui social con aggiornamenti continui sullo stato dell’imbarcazione e dei migranti, non comunica mai sui social stessi che a bordo ci sono migranti con vaiolo delle scimmie. Forse perché sapevano che non era così, forse per non rallentare le procedure di sbarco. In ogni caso, la Ong ha avuto anche da lamentarsi per le modalità con cui è avvenuto lo sbarco: dopo aver comunicato che “la Sea Watch 5 è a Palermo per fornire assistenza medica ad alcuni dei naufraghi a bordo e per lo sbarco dei minori disposto dal Tribunale competente”, l’organizzazione chiede che “tutte le persone soccorse devono poter sbarcare avendo raggiunto un porto sicuro, ma le autorità italiane impongono di proseguire in un estenuante e inutile viaggio di 4 giorni verso Ravenna. Lo sbarco parziale è disumano e discriminatorio. Fate scendere a terra tutti, adesso”. Alla fine, però, è proprio la Ong ad avere la meglio, perché tutti i migranti sono alla fine scesi a Palermo: “Tutte le persone soccorse dalla Sea Watch 5 potranno scendere a terra a Palermo. Il diritto internazionale, che prevede lo sbarco immediato delle persone soccorse nel porto sicuro più vicino, è stato rispettato. Quella che dovrebbe essere la norma è ormai una rara eccezione”.
Ecco perché tanta fretta…
Un commentino finale al veleno, malgrado il risultato sia stato raggiunto. Malgrado, ancora una volta, le organizzazioni non governative abbiano dato dimostrazione che, per loro, rispettare la legge italiana è sempre un po’ troppo difficile. Ma, d’altronde, non sono gli unici a volerla disapplicare: basta pensare a quante volte alcuni giudici abbiano disposto contrariamente a ciò che il governo aveva già precedentemente deciso. In materia, soprattutto, di Paesi sicuri. Ora, forti di vademecum ad hoc per superare le impasse legislative o quelli per utilizzare bene il jolly sanitaria, le Ong vogliono anche decidere in assoluta libertà quale sia il porto migliore per approdare. Non importa se i relativi Cpr sono stracolmi, l’importante è lasciare lì i migranti e andare a cercarne altri, magari anticipando le navi della Guardia Costiera italiana e, specialmente, la Libra, che li trasporterebbe in Albania. In quest’ottica, ora sì che si capisce perché Ravenna era reputata così lontana. Ecco perché tanta fretta…