La Manovra economica 2024/2025, la terza varata dal Governo Meloni, è ormai legge dopo l’ottenimento della fiducia nei due rami del Parlamento. La legge finanziaria è stata scritta all’insegna di una prudente attenzione verso i conti pubblici che devono essere tenuti sotto controllo per una congiuntura sì promettente a livello interno, (l’occupazione cresce ogni mese in quantità e qualità, e il PIL italiano va meglio rispetto alle performance economiche di importanti partner UE come la Germania), ma ancora permeata di tensioni sul piano internazionale. Inoltre, l’eredità ricevuta da anni di “tassa e spendi” grillino e piddino e di utilizzo di strumenti devastanti per il bilancio dello Stato come il Super bonus edilizio, è quella che è. Il Governo è costretto alla cautela, ma ciò non significa che l’esecutivo rimanga immobile ad aspettare qualche grazia dal cielo. Semmai, ci si muove con circospezione epperò si va avanti e non ci si rimangia la parola data, nel solco di quanto ha sempre sostenuto Giorgia Meloni a proposito dell’obbligo di procedere per gradi in un Paese afflitto da tanti lacci e lacciuoli da sciogliere.
Ciò che viene deciso e posto in essere rimane, e, fra le diverse misure interessanti contenute in questa Manovra, spicca lo stanziamento di oltre 17 miliardi di euro, dei 30 miliardi complessivi mobilitati dalla corrente Finanziaria, per rendere strutturali, quindi destinati a valere anche nei prossimi anni, il taglio del cuneo fiscale in busta paga e la riduzione a tre aliquote dell’IRPEF. Il taglio del cuneo prevede per i dipendenti con reddito fino a 20mila euro il riconoscimento di un bonus e per quelli ricompresi fra i 20 e i 40mila di reddito una detrazione. Per le imprese l’IRES diventa premiale, cioè, essa si riduce di 4 punti per chi accantona almeno l’80% degli utili del 2024 e ne reinveste in azienda almeno il 30 per cento. Si amplia da 30 a 35mila euro il tetto di reddito da lavoro dipendente per accedere alla flat tax per la parte di lavoro autonomo. Proseguono gli stimoli, che finora hanno funzionato in modo egregio come certificano i report mensili dell’ISTAT riguardanti l’andamento dell’occupazione in Italia, per le nuove assunzioni, in particolare a tempo indeterminato, di soggetti fragili e nelle aree più svantaggiate della Nazione. Vi è una maxi deduzione fiscale del 120% per le nuove assunzioni che arriva a 130 per cento per i fragili. Viene prorogato al 2025 il credito di imposta per investimenti nella ZES per il Mezzogiorno. Le ZES, Zone economiche speciali, istituite per agevolare il lavoro e l’imprenditoria nelle aree storicamente più deboli d’Italia, stanno producendo frutti preziosi nel Sud Italia dove, grazie ad una radicale semplificazione della burocrazia, l’economia e la voglia di fare impresa si rivelano persino più dinamiche di quelle del Nord.
È prorogata per tre anni la detassazione dei premi di produttività. Nonostante le opposizioni, con alcuni camici bianchi amici, continuino a sostenere la menzogna della Sanità pubblica ormai ridotta sul lastrico dal Governo Meloni, la Manovra mette a disposizione nuove risorse per finanziare il fabbisogno sanitario nazionale, incrementato di 1,3 miliardi nel 2025. Aumentano le indennità di Pronto soccorso e quelle di medici e infermieri. Si applica la flat tax al 5 per cento per gli straordinari degli infermieri e ulteriori risorse vengono dedicate alla prevenzione del tumore al polmone e al bonus psicologo. Il divieto per i compensi esteri non sarà una norma ad personam e anti-Renzi visto che i primi destinatari di tale limite sono proprio i ministri di questo Governo. La destra e i conservatori sono evidentemente opposti ai fautori del NO a tutto, che a livello individuale sfruttano il progresso come tutti, ma vogliono affossare economie e Nazioni dal punto di vista generale. Infatti, la terza Finanziaria del Governo Meloni stanzia un miliardo in più alla TAV e un altro a Ferrovie per le opere legate al PNRR. Il Ponte sullo Stretto viene finanziato con nuovi fondi pari a 1,5 miliardi e le concessioni elettriche saranno oggetto di una proroga fino a 20 anni. Il maggiore gettito andrà a ridurre le bollette. Se parliamo infine di famiglia, la destra si distingue in maniera chiara da tutti i suoi competitor politici e culturali. La Finanziaria 2024/2025 introduce il quoziente familiare che andrà a cambiare, di molto e in meglio, le detrazioni fiscali per le famiglie con figli a carico.
Si dibatte su questo argomento da tanto tempo in Italia e il primo ad andare oltre alle parole è stato, è il Governo Meloni. Il quoziente familiare incide parecchio sulla quotidianità dei cittadini e non serve un luminare per comprendere come, con un identico stipendio, una coppia con figli fatichi di più ad arrivare a fine mese rispetto ad una persona single o ad una coppia sprovvista di eredi. Insomma, si può fare sempre meglio e di più, ma questo è il Governo che cerca di coniugare la stabilità dei conti pubblici con le evidenti esigenze di famiglie ed imprese, senza rendersi responsabile di macellerie sociali e fiscali per autocompiacersi o compiacere qualche burocrate con l’ufficio situato un poco più a nord di Milano.