Manovra, la sinistra si rifugia nei soliti e banali cliché

La sinistra in tutte le salse ha criticato la manovra del Governo Meloni, la sua terza legge finanziaria da inizio mandato. E non poteva essere altrimenti: i maggiori fautori del “per partito preso” non potevano non prendersela con un esecutivo che, per il terzo anno consecutivo, protegge il potere d’acquisto dei più deboli, di operai e lavoratori, di chi per antonomasia dovrebbero essere protetti proprio dalla sinistra ma dalla quale sono stati ignorati nel corso degli anni.

Ecco una rapida carrellata di tutto ciò che è stato detto negli ultimi giorni. Partiamo da Angelo Bonelli, uno dei due leader di Avs, per il quale “quella approvata dal Governo Meloni, è una manovra che taglia servizi essenziali e prestazioni come i servizi sociali, la scuola e il trasporto pubblico”, lamentando un presunto azzeramento dei “fondi per il sud e il trasporto rapido di massa”. Slogan copia e incolla anno dopo anno, a cui non crede più nessuno. E ancora Bonelli: “Continuano a tutelare le banche e le società energetiche che in due anni hanno realizzato 130 miliardi di euro di extraprofitti che non sono stati tassati. Una vergogna”. Ma tutto tace sui 3,5 miliardi di euro prelevate da banche e assicurazioni e reinvestiti in sanità. Passiamo a Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, che ha ancora da ridire malgrado i suoi siano stati i governi più spendaccioni della storia italiana: “Esiste un Paese invisibile per Meloni e soci – ha affermato “l’avvocato del popolo” -, come testimonia la manovra approvata poco fa in Senato. In un’Italia con il record di poveri assoluti hanno bocciato tutte le nostre proposte contro il carovita”. Per l’ex grillino, si tratta di un “bel pugno nello stomaco a chi non ce la fa ed è costretto a rinunciare a tanto, troppo”. Ma cosa poteva essere fatto con i 38 miliardi che il Superbonus è costato quest’anno? Ce lo spiegò già Lucio Malan, con un magistrale tweet che ha ammutolito i contiani. Matteo Renzi in Parlamento fece il suo solito show, chiamando addirittura “camerata” il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ebbe modo di rispondere con un post su Facebook: “Credo che Renzi non troverà in me alcuna sponda per il suo annunciato proposito di buttarla in rissa a fronte di una norma a lui personalmente sgradita”, quella con la quale i parlamentari non potranno più essere pagati da società ubicate fuori dai confini dell’Unione europea. “Capisco, infine, la sua delusione per l’assenza di ogni reazione sia all’uso del termine camerata sia all’accusa che non mi turba di essere più anziano di lui. A Renzi auguro di spendere come me gli anni che ci separano”. E poi c’è Elly Schlein: “È una manovra che fa cassa sulla qualità della vita delle italiane e degli italiani. Una manovra senza respiro, approvata silenziando il Parlamento e scaricando tutti i sacrifici sulle spalle di chi fa più fatica”. Insomma, il nuovo anno è in arrivo, ma le accuse sono sempre le solite.

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