“Many things”: sulla bandiera Giorgia Meloni ha ragione, ecco perché

È di queste ore l’ennesima, strumentale polemica, sollevata dalla sinistra e dai suoi media di riferimento, nel tentativo (abbastanza disperato) di sviare l’attenzione dal grandissimo successo riscosso dal presidente Meloni in occasione del suo viaggio a Washington. Il “caso” riguarda la nostra bandiera nazionale. “Cosa significano i suoi colori?”, le chiede Chuck Schumer, leader dei senatori democratici, durante la photo opportunity di rito. Lei risponde: “Many things” ossia “molte cose”. 

Ed ha ragione. Eppure, al di qua dell’oceano c’è già chi parla di “gaffe della sovranista Giorgia Meloni”. Le critiche non provengono da esegeti di storia del Risorgimento né da qualche esperto di araldica, bensì dalla solita opposizione “rosicona”. Poco importa, ci auguriamo che il tamtam in atto abbia, perlomeno, instillato nei lettori la curiosità della ricerca. E allora, navigando in rete avranno sicuramente scoperto che il significato dei colori della bandiera italiana cambia a seconda della fonte consultata. La questione, insomma, non è così pacifica come lo è, per fare un esempio, nel caso della bandiera ucraina: il giallo rappresenta il grano e l’azzurro il cielo. Tornando al nostro Tricolore: c’è chi sostiene che il verde simboleggi la speranza, il bianco la fede, il rosso l’amore, e chi, invece, associa il primo alla macchia mediterranea, il secondo alle montagne innevate, il terzo al sangue versato dai soldati. Di sicuro sappiamo che nessuna di queste interpretazioni è riconosciuta né dal nostro protocollo né dal nostro cerimoniale. Ufficialmente, dunque, non esiste una simbologia accertata.

Esiste semmai una storia, ed è un discorso diverso. La si può trovare sul sito del Quirinale, dove viene spiegato che quei colori arrivano, probabilmente, da Milano: bianco e rosso sono i simboli della città e verde è quello della Guardia civica milanese. Ecco perché la premier ha dato la miglior risposta che si potesse dare in un contesto del genere. Perché se è vero che il “manuale” dello Stato non dà certezze a riguardo, e quindi, un capo di governo, nel bel mezzo di una missione all’estero, non può certo avventurarsi in interpretazioni, è anche vero che ognuno in quei colori può vedere e sentire ciò che vuole. L’amore per l’Italia, d’altronde, riunisce, e ha riunito negli anni, nel simbolo della bandiera mille idee diverse e, a volte, persino irriducibilmente avversarie. Giuseppe Mazzini, repubblicano, nel 1831, e Carlo Alberto, re Savoia, nel 1848, proclamano il tricolore verde, bianco, rosso come bandiera ufficiale. Il primo, nel 1831, decreta che “i colori della Giovine Italia sono: il bianco, il rosso e il verde. La bandiera della Giovine Italia porta su quei colori, scritte da un lato le parole: Libertà, Uguaglianza, Indipendenza”. Il secondo, durante la prima guerra d’Indipendenza, stabilisce “per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe (…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana”.

Basta leggere un compendio di storia per scoprire quanto Carlo Alberto e Giuseppe Mazzini siano stati diversi e avversari – cercate, in proposito, la vicenda di Jacopo Ruffini – eppure con gli stessi colori come simbolo. I soldati che ci hanno fatto vincere la prima guerra mondiale erano tutti uguali? La pensavano alla stessa maniera? Eppure tutti insieme hanno combattuto per l’Italia.La bandiera, e i suoi colori, per loro rappresentavano la stessa cosa? O, invece, erano un simbolo in cui il rosso, ad esempio, era di volta in volta quello del socialismo, del sangue dei martiri, della passione o, semplicemente, un bel colore per il quale uscire insieme dalla trincea? È sufficiente consultare Wikipedia per trovare varie poesie, straordinariamente diverse fra loro per stile e intento, che citano la bandiera come simbolo unitario di idee diverse. “Many things”, come giustamente dice “Giorgia”. 

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