Nell’arco di tempo che copre la metà dell’ottocento a quella del novecento, vi fu in Europa quella che venne definita “la carica delle ereditiere”. Si trattava per lo più di belle e ricchissime ragazze americane che venivano portate in “gran tour” nel vecchio continente alla ricerca di un marito che regalasse loro un bel titolo nobiliare. E sì che ne trovavano, visto che in Europa di nobili soprattutto spiantati ce n’era quanti se ne voleva.
C’erano poi anche quelli che se spiantati non si potevano dire, non vantavano però più i grandi patrimoni di epoche passate e mal si abituavano a tirare avanti con quel che restava alla famiglia. Il caso, questo, di Filippo Caracciolo di Castagneto, principe di antica e corposa nobiltà, che però non aveva né arte e né parte e nemmeno un patrimonio che gli permettesse di vivere tranquillo e alla grande fino alla fine dei suoi giorni. Di contro, Margaret Clarke era una bellissima ragazza americana, alta, bionda e con lunghe gambe, figlia di ricchissimi produttori di Whiskey, che sua madre voleva accasare con un partito degno di lei. Si conobbero, Filippo e Margaret, e fu senz’altro passione, amore forse, ma non a lungo. Andarono a vivere ai Cancelli, il villone cinquecentesco sulle colline di Firenze che mamma Alice aveva comperato per sua figlia. Era il gennaio del 1925 quando i due andarono sposi e ad ottobre di quell’anno erano già i felici genitori di Carlo; nel 1927 sarebbe arrivata Marella e poi nel 1931 Nicola.
Fu un’infanzia gioiosa quella dei fratellini Agnelli, tra vacanze al mare e ai monti, anche se c’erano problemi di denaro dopo che il patrimonio americano aveva smesso di dare i suoi frutti a causa della grande crisi del ’29. Papà Filippo, però, sembrò aver finalmente trovato la sua strada nella diplomazia così, anche se non con i fasti del passato, la vita proseguì senza grossi scossoni. Marella da ragazzina non era una bellezza, troppo alta e magra e con quel collo lunghissimo tipico dei Caracciolo. Aveva già da piccina, però, una classe e uno stile innati che le attiravano le attenzione dei ragazzi e l’ammirazione delle ragazze. Appassionata d’arte, andò a studiare in un esclusivo collegio svizzero prima, e poi a Parigi, all’Académie des beaux-arts e quindi l’Académie Julian di Parigi. A Parigi scoprì anche la passione per la fotografia e si trasferì New York dove lavorò come assistente di Erwin Blumenfeld. Nello stesso periodo, divenne anche una modella apprezzatissima. Sbocciata come un fiore, Marella aveva una bellezza algida e altera che la faceva sembrare una regina anche con una t-shirt e un paio di infradito ai piedi. Fu in questo periodo che conobbe Maria Sole e Susanna Agnelli, e che divenne loro grande amica. Da subito le due ragazze Angelli videro in Marella la moglie perfetta per Gianni, che però era un irresistibile don Giovanni, affatto attratto dal matrimonio e in quel momento completamente innamorato di Pamela Churchill, nuora del grande statista inglese. Poi Gianni e Pamela ruppero, e le due sorelle Agnelli ebbero buon gioco. Il 19 novembre 1953 Marella Caracciolo sposò Gianni Agnelli nel castello di Osthoffen, a Strasburgo, in Francia, dove Filippo Caracciolo era il rappresentante diplomatico italiano presso il Consiglio d’Europa. Dal matrimonio nacquero due figli, Edoardo e Margherita.
Moglie dell’uomo sicuramente più influente d’Italia, una specie di re senza corona, Marella non visse mai di mondanità. Schiva, preferiva fare una vita ritirata, lontana dagli obiettivi dei fotografi, a curare i suoi giardini, passione che l’aveva colta dopo il matrimonio. Si divideva tra le tre dimore preferite, Villa Frescot e Villar Perosa e la casa di Marrakech, in Marocco. Suo marito, intanto, faceva molto parlare di sé. A una domanda precisa su se fosse un uomo fedele, una volta Gianni Agnelli rispose: “Devoto, ma non fedele”, e aggiunse: “si può fare di tutto, ma la famiglia non la si può lasciare”. Ecco, questa era la filosofia di lui, tanti amori ma alla fine a casa dalla moglie e dai figli. Marella evidentemente l’accettò, e malgrado tante sofferenze per le mancanze di suo marito, gli restò accanto fino all’ultimo giorno, silenziosa ed elegante, senza mai la più piccola caduta di stile quando altre avrebbero probabilmente scatenato l’inferno.
Anche i suoi figli, per la verità, non debbono averla aiutata a scaldarsi il cuore. Non certo il fragile e incompreso Edoardo, morto giovane giù da quel dannato cavalcavia, chi dice suicida, chi invece non dice… E poi Margherita, più volitiva e selvaggia, figlia di suo padre, che per tutta la vita ha tentato di farsi notare da genitori troppo distanti, e poi di essere almeno al pari loro, senza però mai riuscirci: insignificante accanto all’inarrivabile mamma, modesta al cospetto del troppo affascinante papà.
E poi, anche per la splendida Marella, è arrivata la vecchiaia pure se non la solitudine, visto la tribù di nipoti e pronipoti che ha potuto vantare, ma certo le feroci liti mai completamente ricomposte con la figlia sull’eredità di Gianni, non debbano aver aiutato la serenità che tutti gli anziani cercano . Tanto che a un certo punto donna Marella se ne era andata lontano, nella casa di Marrakech a vivere lì finché una grave malattia non l’ha costretta indietro, in Italia.
Ora se ne è andata senza che qualcuno l’avesse pronosticato nei giorni precedenti. In silenzio, con la solita classe. Non sappiamo sinceramente se poterla definire una gran donna, ma sicuramente è stata una gran signora.