Martiri odierni: Philippos ucciso in Germania perché indossava un crocifisso

La morte di un giovane sarà sempre una brutta notizia per ogni Paese civile che si rispetti. Ma la parte grave della storia che ha portato Philippos Tsanis a dire addio al mondo terreno, è il fatto che, dietro al suo pestaggio, si nasconde (si fa per dire) un movente religioso. Un’aggravante che non può essere più essere tollerata, specialmente con riguardo all’Occidente, dove è avvenuto il triste fatto. E ancora più grave è il fatto che proprio qui, nelle terre in cui la società cristiana ha funzionato per secoli aprendosi al rispetto verso le altre culture, essa stessa sta soccombendo sotto la dittatura delle minoranze, che trovano forza proprio nella debolezza della maggioranza nel rivendicare le proprie radici. L’Europa e l’Occidente tutto devono infatti ricordarsi questo: di essere prima di tutto cristiani, e che la loro società si basa proprio sulla concezione cristiana della vita. Eliminata la radice cristiana, resterà soltanto uno scheletro senza anima, un edificio senza fondamenta. Una società svuotata del suo essere, che sarà destinata a implodere, crollando sulle sue stesse macerie.

L’odio anti-cristiano

Catastrofismo? Forse un po’, ma è quello che la morte di un ventenne innocente ti porta a pensare. Philippos aveva origini greco-polacche. Viene descritto come un bravo ragazzo, sorridente, lavoratore del settore alberghiero, musicista con un nome d’arte. Insomma, lavoro e svago lì a Bad Oeynhausen, in Germania, dove si trovava e dove era pronto a festeggiare la sorella, che si era da poco diplomata. All’1.30 di notte, Philippos si ritrova accerchiato da una decina di persone. Lui e un suo amico, che però riesce a fuggire. Philippos resta lì e si ritrova al centro di una rissa che vede soltanto lui come vittima. Calci e pugni con lui al centro a chiedere di essere risparmiato. Il motivo di tanta violenza? Una catenina di argento che penzola al suo collo, sopra la cravatta. È un crocifisso. I ragazzi che lo affrontano sono musulmani. Ora si spiega tutto. È l’odio anti-cristiano di certi fondamentalisti. Uno di questi ha 18 anni, è siriano e pare essere giunto in Germania otto anni fa. Philippos viene anche lasciato agonizzante per strada, e morirà poco dopo in ospedale.

Gli effetti dell’accoglienza senza integrazione

Cos’è, dunque, che è andato storto? Una mancata integrazione dell’individuo all’interno della nostra società occidentale. Ma per colpa di chi? Sua o del sistema tedesco? Non lo sappiamo, ma lo sosteniamo spesso, anche su questo giornale: è difficile integrare in un solo colpo un così alto numerico di persone provenienti dal Sud mondiale. Ovviamente, inutile dire che il siriano ha anche parecchi precedenti con la giustizia tedesca. E inutile anche ricordare che la madre di Philippos ha dedicato una vita intera alla tutela e all’accoglienza dei profughi. Tutto inutile, dunque. Una vita non c’è più. Un’altra, invece, c’è ancora e chissà quanti altri guai combinerà a causa del suo odio nei confronti della società in cui è stato accolto e ha scelto di crearsi un futuro. Due modelli diversi di società, uno cristiano e uno anti-cristiano, il primo dei quali si divide a sua volta in due parti: quello dell’ultra accoglienza, che ha causato la morte di Philippos (indirettamente, ma con buonsenso e lungimiranza si sarebbe potuto evitare), e quello di chi vuole difendere le proprie radici, sostenendo che non può esserci accoglienza senza una corretta integrazione. Essa, dunque, deve essere la prerogativa necessaria per permettere l’ingresso nella nostra società. Senza discriminazioni, ma per non subirne. Anche in ciò deve esplicarsi il lavoro della nuova Europa nata dal voto dell’8 e del 9 giugno, anche questo hanno votato i tanti cittadini che hanno sposato le politiche di centrodestra. È ora che le derive della sinistra vengano superate, per non sentire altri casi come quello di Philippos nel resto del Vecchio continente.

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