Luci puntate sulla tribolante saga che vede protagonista il Mater Olbia Hospital. Tutta la vicenda ora è nelle redini della Procura della Repubblica capitolina, nella persona di Alessandro Di Taranto, Pubblico Ministero già noto alle cronache nazionali per l’annosa indagine “Camorra A Roma”.
Nel voluminoso fascicolo afferente alla struttura nata dalla partnership fra la Qatar Foundation Endowment e la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, figurano personalità di spicco della Roma borghese. Si avvicendano tra le ottocento pagine, i nomi, ancora occulti, di due notai della capitale, politici nazionali, un ex direttore generale ATS, tre funzionari del Tribunale di Tempio Pausania e due commercialisti. I capi d’accusa sono corruzione internazionale, associazione per delinquere, falso processuale, falso ideologico, truffa e tentata truffa
Cosa si cela alla base del segreto istruttorio? La magistratura è in procinto di esaminare i passaggi societari funzionali alla nomina di amministratori mediante firme fittizie apocrife di società afferenti la Qatar summenzionata. Parliamo, per l’appunto della Mater Olbia spa, alla quale potrebbe essere preclusa la fruizione del maxi finanziamento pari a 60 milioni di euro in caso di sentenza avversa formulata dal magistrato inquirente.
La Lega, ha optato, , per il tramite del suo capogruppo Giagoni, per il rinvio del voto sul finanziamento per il Mater Olbia; proposta accolta dalla maggioranza e disposta dai presidenti Truzzu (Fratelli d’Italia) e Gallus (Udc).
Il manager gallurese Alessandro Marini ha avanzato, tramite i propri legali, la richiesta di risarcimento danni che ammonta a 195 milioni di euro. La società incriminata vedrebbe così sfumare la convenzione Regionale. Il tutto è nelle redini del GIP del Tribunale di Tempio, dott. Cristina Arban.