Mattarella e la memoria selettiva della sinistra

Mercoledì scorso, il Presidente Mattarella ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università di Aix-Marseille e, durante la cerimonia di consegna, ha pronunciato un intervento che ha mandato in sollucchero tutti i commentatori dei media mainstream.

«Discorso altissimo», «il più importante che abbia mai pronunciato», «uno schiaffo a Musk», «monito all’Italia» non sono che una manciata delle decine e decine di commenti che sono seguiti alle parole del Capo dello Stato. Ça va sans dire, quando il coro del pensiero unico fa la voce così grossa, conviene diffidare.

Anzitutto, ricapitoliamo cos’ha detto Mattarella.

Il Presidente della Repubblica ha evidenziato l’importanza della cooperazione internazionale e del multilateralismo come strumenti fondamentali per garantire la pace globale. Ha richiamato le lezioni della storia del XX secolo, sottolineando come protezionismo, nazionalismi e strategie di appeasement abbiano portato a conflitti devastanti, tra cui la Seconda Guerra Mondiale. Ha poi condannato l’aggressione russa all’Ucraina, paragonandola alle dinamiche espansionistiche del Terzo Reich, e ha ribadito il ruolo cruciale dell’Unione Europea come progetto di pace e democrazia. Infine, ha esortato le nuove generazioni a essere protagoniste del futuro ordine internazionale, fondato sui diritti umani e sulla solidarietà.

Tuttavia, a mio avviso, sono molto più importanti le cose che non ha detto.

Come nella migliore tradizione della sinistra, Mattarella ha basato il suo ragionamento su una lettura parziale della storia, evidenziando quella memoria selettiva che da sempre contraddistingue la sinistra. Il paragone tra l’epoca attuale e il nazismo è stato il cardine del suo discorso, omettendo un piccolissimo dettaglio: l’11 settembre e la scia di attentati che hanno sconvolto anche l’Europa negli ultimi due decenni. Un’omissione che fa riflettere, soprattutto se si considera come questi eventi abbiano messo in luce il fallimento del multiculturalismo imposto dalla sinistra.

Inoltre, Mattarella ha affermato che la globalizzazione avrebbe favorito l’uscita dalla povertà di milioni di persone, ma si è dimenticato di dire che le scellerate politiche globaliste hanno praticamente eliminato la classe media in Occidente. La delocalizzazione ha arricchito la Cina e le multinazionali, che hanno guadagnato migliaia di miliardi producendo a basso costo, senza alcun rispetto per i diritti dei lavoratori e per l’ambiente. Nel frattempo, le nostre aziende venivano vessate dall’Unione Europea in nome di una sostenibilità ideologica, che penalizza chi cerca di fare impresa sul territorio in modo onesto.

Alludendo a Elon Musk e al ruolo delle Big Tech, Mattarella evidenzia nuovamente il sintomo della memoria selettiva tipico della sinistra: quando, fino a pochissimo tempo fa, i colossi del Web influenzavano le elezioni del 2020 nascondendo lo scandalo del figlio di Biden, bannavano Trump e censuravano qualsivoglia opinione non conforme al pensiero unico, non erano «neo-feudatari del Terzo millennio»? Non minacciavano la democrazia?

Atteggiamento, quello di Mattarella, che fa il paio con il pessimo spettacolo offerto dalle opposizioni sul caso Almasri, con i loro “leader” che leggevano discorsi evidentemente preparati prima degli interventi dei Ministri, dimostrando la strumentalità delle loro polemiche, oltre – in molti casi – ad un livello dialettico da terza elementare. 

Per fortuna anche a sinistra esistono molte persone serie, tra le quali l’ex Ministro Marco Minniti che, intervistato da Bruno Vespa sul tema della sicurezza nazionale, ha spiegato che «ne imparai il senso nel 1998, vedendo che i tedeschi non ci chiesero l’estradizione dell’arrestato Öcalan, capo del Pkk curdo, benché avessero emesso per lui un mandato di cattura per terrorismo: c’erano in Germania le comunità turca e curda più importanti d’Europa, un processo avrebbe devastato la tenuta sociale».

Oggi è il 10 febbraio, e la tragedia delle foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati rappresenta probabilmente il caso più emblematico di memoria selettiva della sinistra. Mentre Elly Schlein e Giuseppe Conte tacciono sull’infame oltraggio della foiba di Basovizza da parte di nostalgici del sanguinario Maresciallo Tito, ancora in troppi istituti scolastici non si parla della Giornata del Ricordo. 

È proprio questa memoria selettiva il vero pericolo per la nostra democrazia: una narrazione parziale e distorta che manipola la storia e censura il dissenso, imprigionando le nuove generazioni in una verità cucita su misura e, perciò, lontana anni luce dalla realtà.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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