Medvedev continua a lanciare attacchi verbali aggressivi contro l’Occidente

Da tempo va in onda su tutte le reti nazionali russe il grande show dell’aggressione  nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti d’America, nulla di nuovo d’altronde, ma d’altro canto c’era da aspettarselo da chi non ha la minima idea di contrattare realmente per giungere alla fine di questa guerra che sta logorando completamente l’Ucraina: altro che operazione speciale, questa è una vera e propria guerra di logoramento.

Dimitri Medvedev, Vice-Presidente del Consiglio di sicurezza russo, è uno degli esponenti di spicco di questa propaganda furibonda architettata ad arte anche dall’oligarchia russa: la sua tattica sembra mirare su una forte delazione nei confronti dell’Europa e dell’intero apparato Occidentale, rivendicando la vendetta per le sanzioni applicate alla Russia sia dagli Usa, sia dall’UE, dopo l’aggressione al confine europeo orientale.

Una metodologia che ormai sembra essere diventata l’unica pertinente per la Federazione Russa, la quale sta optando per una caccia alle streghe graduale: una specie di “cerca e distruggi” che nel proprio bersaglio ha deciso di mirare direttamente sulle questioni economiche, istituzionali e governative dei propri avversari. L’istigazione a minare il campo di gioco è follemente naturale per il Governo russo e per lo stesso Medvedev, ma quando la quasi totalità del popolo inizierà a farsi delle domande sull’accaduto potrebbe risultare difficile per gli apparati mediatici convincere il prossimo a boicottare “il nemico”.

D’altro canto, il target della Russia è quello di rieducare completamente la popolazione per trovare un modo di sedare le ribellioni interne che di certo, durante questi mesi, hanno scosso le strade di Mosca e non solo: qualcuno, a fronte del consenso ricevuto da Vladimir Putin nelle ultime elezioni, potrebbe autonomamente pensare che la dissidenza non sia così forte. Tuttavia, non bisogna minimamente sottovalutare il controllo sociale esercitato dal Cremlino e dal resto delle proprie istituzioni per soggiogare anche il minimo brandello di rivolta nelle piazze. La vittoria elettorale è soltanto la superficie pianeggiante di un sottosuolo pieno di fiamme frastagliate, che tendono a bruciare e divampare quando la volontà di agire contro le ingiustizie diventa sempre maggiore.

È del tutto innegabile che probabilmente anche lo stesso Medvedev sia stato vittima di un grande lavaggio del cervello, visto e considerato che fino a qualche anno fa le sue posizioni fossero prettamente vicine a tutti gli stati che adesso considera ostili per il suo paese. L’accentuazione di un determinato sentimento di rancore è capace di rendere cieche anche le menti più limpide, di conseguenza sarà opportuno, per il mondo libero, prendere le dovute precauzioni in merito agli eventi.

Certo è che con un presidente come Joe Biden, gli States saranno piuttosto in difficoltà dal punto di vista mediatico, visto che la parola d’ordine che sembra albeggiare nelle menti degli aiutanti di Washington è “Incompetenza”, fatta eccezione per chi come Blinken prova ad ogni modo a rattoppare i danni fatti, rischiando chiaramente di farne altri ancor più pesanti, viste e considerate le molte dichiarazioni indifendibili dell’attuale Presidente americano.

L’impegno sembra passare totalmente nelle mani degli Stati europei, che ultimamente hanno cambiato e tracciato una nuova rotta verso un’ideale conservatore: in un momento come questo, in cui gli impegni del G7 vedono assestarsi anche una sensibilità ancor più forte nei confronti dell’indipendenza Ucraina, il nostro antico ma politicamente rinnovato continente, dovrà avere una centralità decisamente ampia per consentire che tutti i piani prestabiliti vadano in porto. 

In un periodo storico come questo, il bilanciamento del mondo è minacciato globalmente da chi vorrebbe imporsi in modo piuttosto competitivo – e talvolta sleale – agli ordini precedenti: complice di queste deprecabili sciagure anche una globalizzazione che dagli anni ’90 non ha portato poi nulla di buono. Senz’altro, ancora una volta sarà possibile e necessario dimostrare che i Diktat e gli obblighi imposti da altri sono indubitabilmente evitabili.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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